La protesta dei docenti di Religione cattolica continuerà tutti i giorni, tutte le settimane, fino quando non verranno assunti in ruolo i 13 mila precari che hanno svolto almeno 36 mesi di supplenze, un periodo che la Corte di Giustizia europea reputa più che sufficiente per poterli assumere a tempo indeterminato così come si sta procedendo per gli altri insegnanti su disciplina curricolare: a dirlo, nel corso di un’intervista alla Tecnica della Scuola, è stato Orazio Ruscica, segretario generale del sindacato Snadir, in occasione della manifestazione di protesta svolta a Roma, il 24 giugno, alla presenza di centinaia di docenti di Religione giunti da tutta Italia, prima davanti al ministero dell’Istruzione e poi al teatro Quirino, a due passi da Fontana di Trevi.
Ruscica sostiene che “gli emendamenti al decreto Sostegni Bis davano una giusta risposta alle legittime aspettative dei docenti precari di Religione, perché introducevano ciò che chiediamo da anni: una procedura straordinaria, non selettiva, riservata a chi ha svolto 36 mesi di servizio. E la trasformazione, dopo il triennio, della graduatoria” con modalità ad “esaurimento”. In questo modo, “la risposta ai precari che insegnano questa disciplina sarebbe stata definitiva. Invece, il Governo l’ha ritenuto inammissibile. Noi, però, non ci stiamo, romperemo questo silenzio a cui ci vuole costringere il Governo. Diremo sempre ‘no’ al precariato, ‘sì’ alla stabilizzazione dei docenti di Religione”.
Il sindacalista Snadir ricorda poi che “ci sono ancora 1.250 idonei non assunti del concorso del 2004: vanno stabilizzati – sostiene – con lo scorrimento di questa graduatoria, per dare loro la possibilità di entrare in ruolo”.
Ma vi sono anche “diversi docenti di Religione andati in pensione da precari, anche con trent’anni di servizio”.
Questo dimostra, continua Ruscica, “che la quota del 30% dei precari di Religione”, prevista dall’accordo con la Cei, è “da eliminare. Non è possibile mantenerla. Vogliamo che vengano assunti in ruolo come tutti i docenti della scuola italiana”.
E nemmeno l’accordo dello scorso dicembre Cei-Ministero – con una percentuale dei posti riservata ai precari storici – sembra bastare al sindacato: secondo Ruscica “è un’intesa che formalizza l’articolo 1-bis iniquo: non si è mai visto che i precari debbano essere assunti con quote riservate fisse” nei concorsi “e non con procedure straordinarie: perché devono avere solo la possibilità del concorso ordinario?”.
“La Corte di Giustizia europea lo dirà in modo chiaro: c’è una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Il procuratore generale della Corte di Giustizia Ue ha già riconosciuto che i docenti di Religione precari sono penalizzati e discriminati”.
Ma quanti sono gli insegnanti di Religione cattolica che beneficerebbero di un’eventuale assunzione dopo almeno 36 mesi di servizio svolto: secondo l’ufficio statistico Snadir “sono circa 13.500 su un totale di 15 mila”.
È bene però specificare, dice ancora Ruscica, che “i docenti di Religione non vogliono privilegi, ma lo stesso trattamento degli altri insegnanti curricolari”.
Cosa accadrà se chi amministra la scuola e chi fa le leggi dovesse perdurare nella posizione? “Noi non arretreremo la nostra protesta di un millimetro, saremo qui a ricordare a Governo e Parlamento, tutti i giorni, tutte le settimane, che occorre dare una risposta ai docenti di Religione precari”.
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