«SOS Scuola» è il titolo di copertina – che più evocativo non si può – dell’ultimo numero del settimanale L’Espresso, il n.38 del 20 settembre scorso. Docenti mal pagati, alta percentuale di abbandono scolastico, locali vetusti e in alcuni casi pericolanti: questi i temi principali trattati.
Si legge ancora nel sottotitolo di copertina: didattica imbrigliata in schemi novecenteschi, l’istruzione è una barca nel mare in tempesta. Che naviga nonostante tutto.
La notizia ha fatto il giro del mondo, tanto che la riporta in bella evidenza anche il Courrier International: il corpo docente italiano – comincia L’Espresso – è uno dei meno pagati tra i Paesi dell’OCSE, dato che lo stipendio medio supera appena i 31.000 euro e che il suo potere medio d’acquisto è persino calato negli ultimi cinque anni. Altro problema che riguarda il sistema scolastico italiano è la precarietà dei suoi docenti: nel 2023 – continua il settimanale – erano ben 235.000 i docenti non di ruolo, tra i quali 130.000 di sostegno. ‘Boom di precari in cattedra: anche quest’anno la scuola riparte in salita. Possibilmente, ancora più̀ in salita che in passato’, afferma L’Espresso. Il settimanale, sulla scorta del parere fornitogli dalla fondazione Agnelli, sostiene che alla base di tutto vi sarebbe il cosiddetto ‘mismatch’ tra materie e territori: per molte materie, soprattutto le matematiche e scientifiche la carenza di personale di ruolo è soprattutto al Nord, dove i neolaureati di queste discipline vengono attratti dal mercato del lavoro privato che offre salari migliori e maggiori opportunità̀ di carriera rispetto a quanto possa fare la scuola. Mentre i candidati che potrebbero occupare quelle cattedre si trovano al Meridione (se e quando ci sono, perché́ anche al Sud iniziano a essere professionalità̀ rare).
Se la situazione dei docenti non è tra le migliori, non c’è neanche da stare allegri se si passa a considerare quella degli alunni: secondo i dati forniti da Eurostat – l’Ufficio statistico dell’Unione Europea – l’Italia è quinta in Europa per numero di abbandoni scolastici, un fenomeno che investe tutto il Paese ma che al Sud assume più ampie proporzioni.
Infine, L’Espresso lancia l’allarme sulla vetustà degli edifici scolastici: durante l’anno scolastico 2023-24 sono stati 69 i crolli, più o meno gravi, verificatisi all’interno delle scuole, uno ogni tre giorni di scuola.
Su quest’ultimo aspetto interviene anche Cittadinanzattiva, il cui XXII Rapporto sulla sicurezza scuola è stato presentato a Roma: il primo dato è quello relativo all’età degli edifici: il 47% del totale nazionale è stato costruito prima del 1976. Ora, secondo i Dataset del Ministero dell’Istruzione e del Merito, un edificio scolastico è classificato vetusto quando ha più di 50 anni di vita. Si parla, dunque, di circa 19.000 scuole e quelle in peggiori condizioni sono al Sud, dove il 18% degli edifici scolastici è classificato come vetusto mentre solo il 13% risulta progettato secondo le norme antisismiche.
Riguardo poi ai sistemi di condizionamento e ventilazione – continua il Report di Cittadinanzattiva – nonostante le promesse fatte durante e immediatamente dopo il Covid, la percentuale nazionale della loro presenza nelle scuole è davvero irrisoria: ne sono dotate solo 3.967 sedi, pari al 6% del totale.
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