Manca pochissimo all’inizio del nuovo anno scolastico, dopo un’estate caratterizzata da un numero non elevato di assunzioni e, al contrario, uno considerevole di docenti precari. Nella sua pagina Facebook, il docente e scrittore Enrico Galiano ha posto una considerazione sulla questione:
“Io sono fortunato, a poter fare un primo collegio docenti. Io, come tutti i miei colleghi e colleghe assunti in ruolo.
E la cosa più brutta è proprio questa: che io debba sentirmi “fortunato” se faccio una cosa per cui ho tutti i titoli e l’esperienza necessari. Cosa intendo? Intendo che in questo momento ci sono 62.560 cattedre scoperte, in Italia. E quante saranno le assunzioni? 45 mila. Li faccio io i conti per voi: un terzo. Un terzo resta fuori.
Se vostro figlio ha 9 materie, per dire, 3 saranno date a un precario (o non saranno date proprio, fino a non si sa quando). Tradotto. Avete presente la situazione per cui vostro figlio di seconda media arriva a casa a dicembre, e voi gli dite “è arrivato il prof di matematica?” e lui vi risponde “macché”? O l’altra situazione, forse ancora peggiore, quando arriva una brava insegnante, una che spacca sul serio, e vostra figlia grazie a lei inizia a leggere libri, ad appassionarsi, e poi a metà ottobre arriva la ferale notizia che è stata spostata?
O l’altra, quella peggio di tutte: l’assenza totale di insegnanti di sostegno, figure fondamentali non solo per i singoli alunni ma per la classe intera e soprattutto per gli insegnanti di materia (ah, a proposito, lì sono 17.560 i posti liberi)?
Questo succede per un motivo molto semplice: in questo paese, da che ho ricordi, non si assumono insegnanti. Nemmeno se ci sono i posti. Nemmeno se hanno titoli, esperienza, capacità. Il perché non è difficile da capire: un insegnante in ruolo costa allo Stato molto più di un precario. Com’era quella frase? “Un grande politico pensa agli elettori di domani, un pessimo politico a quelli di oggi”.
La scuola è fatta dagli elettori di domani. E io di grandi politici qui non ne vedo molti. Da anni. E così i posti in ruolo vengono dati non con il contagocce, ma con il conta-contagocce. Quando la cattedra finalmente arriva, magari dopo 15 anni di esperienza, ti fanno sempre sentire come se ti avessero fatto un favore.
E questa situazione non cambierà mai fino a che a ribellarsi saranno solo i diretti interessati (cioè noi). Fino a che sembrerà sempre una rivendicazione di parte”.
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