Intervenuto nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola live del 20 ottobre, con protagonisti i docenti precari, l’esperto di diritto scolastico avvocato Dino Caudullo ha affrontato il tema della formazione obbligatoria sull’inclusione anche per i docenti precari:
“Si parla tanto di diritti dei precari che non vengono riconosciuti però nel momento in cui si devono imporre degli obblighi, devono essere rispettati in pieno. La legge di bilancio 2021 ha introdotto un periodo di formazione obbligatoria per tutti i docenti impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità, in particolare un periodo di formazione di 25 ore. È stato specificato che questa formazione obbligatoria spetti pure ai docenti precari che prestano servizio in quelle classi quindi ai docenti assunti con incarico annuale, con incarico al termine delle attività didattiche. Si rivendicano diritti in capo ai precari, poi di contro è molto sbrigativo imporre degli obblighi anche abbastanza onerosi. Questo ha una finalità condivisibile, cioè formare al meglio i docenti delle classi frequentati dagli alunni con disabilità per venire incontro alla formazione di questi alunni, favorire l’inclusione scolastica e garantire il principio di contitolarità di questi docenti nella presa in carico dell’alunno”.
“Proprio per queste finalità il legislatore ha ritenuto di dover estendere l’obbligo di formazione anche nei confronti dei docenti precari che però di contro non vedono applicato in maniera pari il beneficio della carta docente. Quindi hanno un obbligo di formazione per quanto riguarda le 25 ore per favorire l’inclusione degli alunni disabili, di contro non possono usufruire di questo bonus per la formazione per aggiornarsi. È una evidente contraddizione del sistema che usa due pesi e due misure. Su questo obbligo di formazione peraltro c’è stato anche un dibattito che ha coinvolto le organizzazioni sindacali, soprattutto sulle modalità di svolgimento di questa formazione, se dovesse essere svolta durante l’ora di servizio o al di fuori. Sembra prevalere la prima ipotesi, trattandosi di un’attività obbligatoria non si può pretendere che si svolga al di fuori dell’orario di servizio. Doveva, sulla carta, partire a novembre però sembra che proprio per questi confronti tra ministero e parti sindacali, slitti il momento di partenza”.
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