Precari

Docenti precari pure se prendono il voto massimo ai concorsi: “al Pnrr 2023 mi hanno dato 100 e rimango supplente” – LA TESTIMONIANZA

Maria Cassa è una docente della classe di concorso AD24 AD25, è laureata in lingue e specializzata con il percorso Tfa Sostegno: protesta perché non risulta in nessuna graduatoria per il concorso Pnrr pur avendo conseguito il massimo della valutazione, cento centesimi, nella prova orale su inglese e su sostegno: “Vorrei – dice alla Tecnica della Scuola alla vigilia della Giornata mondiale del docente – che questo risultato venisse registrato su un qualsiasi documento. E vorrei avere accesso alle graduatorie, non a quelle di merito dei vincenti che sono già state pubblicate, ma almeno cercare di capire qual è la mia posizione rispetto agli altri candidati e candidate”.

Grande sforzo, risultato nullo

La docente precaria, nativa di Guglionesi, in provincia di Campobasso, racconta che “è stato un grande sforzo studiare per questo concorso, così come è stato un grande sforzo studiare per la specializzazione al Tfa sostegno, perché il tutto l’ho fatto durante l’attività lavorativa quindi sottraendo tempo ed energie a quello che invece è il lavoro che io dedico ai miei alunni.

Ho comunque cercato di fare il meglio e di dedicarmi all’attività didattica, ma non si può continuare ad andare avanti così: per la stabilizzazione”.

Spiega che il Governo le chiede qualcosa che non riesce “a portare avanti: continuare ad investire su titoli, che è una grossa spesa economica e di tempo. Io vorrei – continua Cassa – che si garantisse continuità agli studenti con la stabilizzazione dei precari e soprattutto vorrei essere anche messa in condizione di lavorare, perché non è possibile cambiare ogni anno scuola e classe non potendo lavorare a tempo debito sulla programmazione, sull’osservazione degli alunni, sulle giuste scelte e strategie didattiche. Sono qui in piazza sperando di trovare una soluzione a tutto questo”.

Infine, la docente ribadisce che è scesa e scenderà ancora in piazza perché crede “nella scuola pubblica: ci credo perché questo mi è stato anche insegnato dai miei genitori, sono figlia di insegnanti che hanno creduto nella loro professione. Lo ripeto: vorrei essere messa nelle condizioni di lavorare”.

Alessandro Giuliani

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