Da fine ottobre 2018 (dall’uscita della prima bozza per il DEF da parte del MIUR) i professori precari della terza fascia delle graduatorie d’istituto gridano il proprio dissenso verso il concorso “calderone” pensato dal Ministro Bussetti per il nuovo metodo di reclutamento.
Questi professori fanno parte di quella categoria che, molto banalmente, viene definita “dei supplenti”. Nella realtà dei fatti sono docenti che a tutti gli effetti e secondo regolare normativa, lavorano con contratto a tempo determinato nelle scuole superiori di primo e secondo grado. Tali lavoratori, però, non risultano supplenti su semplice assenza del titolare per ragioni di malattia, maternità o congedo di vario tipo, ma coprono a tutti gli effetti posti sia dell’organico di diritto che dell’organico di fatto senza sostituire alcun collega di ruolo.
Questo strambo sistema nell’utilizzare i professori in maniera “usa e getta” da parte del Ministero dell’Istruzione è una pratica ormai antica ma che solitamente veniva bloccata o dall’immissione in ruolo dei professori in GAE o dall’uscita di un concorso, o dalla possibilità di abilitarsi tramite corsi che poi portavano al ruolo. Dunque si è sempre cercato di non trasformare l’uso dei precari in un abuso. Quando il Miur non riuscì nel suo intento (nel 2013) pensò ad una “sanatoria” per colmare il vuoto normativo sul reclutamento verificatosi tra l’ultimo bando per le SSIS (scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, con valore concorsuale) del 2007 e l’anno 2012. Fu così che istituì (con il Ministro Profumo) i PAS (percorsi abilitanti speciali) in concomitanza con i TFA (tirocini formativi attivi). I PAS erano corsi abilitanti, con durata annuale, gestiti dalle Università che permettevano di acquisire una regolare abilitazione a garanzia della professione dell’insegnante (una vera e propria “qualifica” di Stato). Per accedere al PAS era necessario vantare almeno tre anni di servizio d’insegnamento (precisamente 180 giorni per tre annualità scolastiche negli ultimi otto anni) presso scuole statali o paritarie.
Il Miur contemporaneamente progettò tre cicli di TFA sia per l’insegnamento della materia che del sostegno (corsi abilitanti con selezione in ingresso), anch’essi di durata annuale e gestiti dalle Università. Si bandirono il PAS e il TFA nel 2012/2013, vi fu la seconda edizione del TFA nel 2014 poi… il vuoto!
Il terzo ciclo del TFA non ebbe mai inizio (lo crediamo bene date le mille criticità che qui non interessano), arrivò la Buona Scuola con i suoi mille cambiamenti (2015) e iniziò l’indizione di norme, decreti, leggi e leggine a favore dei soli abilitati.
Ma… i docenti di terza fascia? Molti rientrarono nel PAS, molti fecero il TFA, molti non passarono la selezione del 2014 ma speravano nel terzo ciclo, molti (appena laureati o appena iscritti nelle graduatorie di terza fascia) iniziavano il loro percorso come insegnanti proprio nell’anno scolastico 2013/2014 o nel 2014/2015.
Ebbene: parliamo di tutti quei docenti che dal 2014 ad oggi (2019) hanno insegnato da settembre a giugno o da settembre ad agosto. Oggi quanti anni di precariato vantano questi lavoratori? A voi la risposta. Ma scendiamo nello specifico: hanno avuto corsi abilitanti questi professori? No. Hanno potuto partecipare a concorsi questi lavoratori? Assolutamente no.
Il Governo Renzi (appoggiato dal M5S) ha bandito un concorso completamente riservato agli abilitati nel 2016 (dunque per passini e tieffini, non certo per i sissini che comunque avevano già il loro percorso riservato ma comunque loro avrebbero potuto partecipare) e poi, non contento, ha bandito un altro concorso nel 2018 sempre riservato ai soli abilitati!! Due concorsi totalmente riservati e usciti nell’arco di soli due anni di distanza l’uno dall’altro! Un record direi!!
Ok…ma i docenti di terza fascia che intanto coprivano posti dell’organico di diritto e di fatto? I bistrattati supplenti “tappabuchi”? Cosa era stato riservato per loro? Magari un’idea, un progetto, magari erano stati menzionati da qualche parte? No, nulla. Per loro c’erano solo gli avvocati che proponevano ricorsi e azioni giudiziarie contro un governo che stava creando docenti di serie A e docenti di serie B.
La cosa che più infastidiva i professori della terza fascia era vedere i continui privilegi dati ai colleghi abilitati e l’assoluta non progettazione di nuovi corsi abilitanti per chi l’abilitazione non l’aveva potuta acquisire, ma la rabbia si è scatenata quando all’uscita del bando di concorso docenti del 2018 non era prevista alcuna selezione ma una valutazione dei candidati!
Non finisce qui: le tabelle di previsione sulle assunzioni riservavano (e riservano ancora) il 100% dei posti per tutti i docenti dei concorsi 2016 e 2018 sia per l’anno scolastico in corso, sia per il 2019/2020 e l’80% per il 2020/2021!!
Ok, ok…ma i docenti di terza fascia?? Bhè, per quelli Renzi aveva progettato un concorso riservato con qualche sconticino per chi aveva 36 mesi di servizio, ma intanto i docenti “usa e getta” continuavano a lavorare coprendo migliaia di posti che venivano a liberarsi con turnover, mobilità, crescita della richiesta dei docenti di sostegno.
Ma ora c’è il Ministro Bussetti, il Governo del Cambiamento, il suo Contratto giallo-verde e le promesse elettorali ante voto.
La Lega, in particolare, ha sempre strizzato l’occhio ai precari di terza fascia affermando, in maniera velata o non velata, che era nelle sue intenzioni proporre una specie di “sanatoria” per mettere ordine al caos degli ultimi 10/15 anni sui sistemi di reclutamento. I verdi proposero un “PAS-bis” per abilitare chi aveva accumulato i tre anni di servizio e progettare un percorso di stabilizzazione. Questo progetto, in realtà, rientra perfettamente nelle previsioni dell’articolo 22 del fantomatico “Contratto di Governo” che recita le seguenti parole
“Una delle componenti essenziali per il corretto funzionamento del sistema di istruzione è rappresentata dal personale scolastico. L’eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali da affrontare per un reale rilancio della nostra scuola. Sarà necessario assicurare, pertanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti, per garantire da un lato il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto ad un cronico precariato e dall’altro un efficace sistema di formazione”
Ma sappiamo tutti che “all’interesse di una parte corrisponde un contro interesse dell’altra” ed ecco che si fanno avanti i docenti abilitati (quasi tutti colorati di giallo) che vanno contro i docenti non abilitati (quasi tutti colorati di verde). La paura dei colleghi abilitati è quella di essere “scavalcati” dal punteggio di un qualsiasi docente di terza fascia che, una volta acquisita l’abilitazione, non solo rientrerebbe nella categoria docenti “privilegiati” di serie A ma avrebbe talmente tanto punteggio dato dal servizio che soffierebbe il posto a tieffini e passini. Mentre la paura dei docenti di terza fascia verso il concorso “calderone” di Bussetti è quello di non passarlo o di ritrovarsi scavalcato da un qualsiasi neolaureato fresco e giovane che non ha investito neanche mezzo minuto della sua vita per lavorare nelle scuole.
Tutti hanno paura di essere scavalcati da tutti.
A questo c’è da aggiungere la becera considerazione che lo Stato ha verso chi sostiene il servizio di istruzione pubblica del Paese da almeno (e dico almeno) tre anni. Per questi docenti non abilitati non viene fatto alcuno sconto nel “concorso Bussetti” (e pensate che lo stesso Renzi, così tanto criticato, aveva progettato un concorso totalmente riservato ai non abilitati con 36 mesi di servizio…pensa un po’!! E si diceva che peggio della Buona Scuola non si poteva fare…).
Ai docenti precari di terza fascia il Governo del Cambiamento riserva un misero ed umiliante 10% dei posti al prossimo concorso… quando, abbiamo visto, l’80% è già riservato alla generazione dei docenti abilitati e concorsuati nel 2016 e 2018. Una vera presa in giro per i poveri terza fascia!
Molti chiedono: perchè a voi si dovrebbe riservare un concorso per titoli e servizi e dunque valutativo e non selettivo? E perchè lo Stato dovrebbe addirittura pensare ad una sanatoria?
La risposta primaria è: perchè siamo in emergenza con una carenza abnorme di personale e dunque perchè siamo fondamentali per il sistema e senza di noi le scuole non aprirebbero le aule date le alte percentuali di posti non coperti da alcun docente di ruolo.
La seconda interessantissima risposta è: ci è stato negato il terzo ciclo di TFA, ci è stata negata la partecipazione al Concorso 2016 e quella al Concorso 2018, ci è stato addirittura negato un concorso completamente riservato alla nostra categoria (DLgs. 59/2017 della Buona Scuola), inoltre in campagna elettorale dalla Lega ci è stato promesso un PAS per risolvere il vuoto normativo sul reclutamento.. ma ad oggi questo progetto è scomparso!
La terza risposta è: il contratto di Governo all’articolo 22 prevede (nero su bianco e controfirmato dalle due parti politiche votate) una FASE TRANSITORIA prima di procedere con un nuovo metodo di reclutamento. Questa fase transitoria era dedicata ai precari “storici” e dunque alla terza fascia. Il Contratto va rispettato perchè frutto di un voto di fiducia che ha portato a Governare sia i “gialli” ma sopratutto i “verdi”
La quarta risposta è: nonostante tutte le ingiustizie subite negli ultimi anni, le porte chiuse, i diritti negati e i vuoti normativi, i docenti precari di terza fascia hanno innegabilmente retto il sistema scolastico italiano garantendone il servizio essenziale ed insegnando diligentemente. Si sono assunti ogni tipo di responsabilità, accollandosi ogni tipo di dovere ma vedendosi negati i propri diritti. Sono stati veri e propri “servitori” dello Stato.
Concludo questa lunga spiegazione (che molto e molto altro dovrebbe raccontare in merito ai diritti negati) ribadendo che i professori (perchè tali sono) della terza fascia d’istituto con almeno tre anni di servizio chiedono il riconoscimento della propria professionalità e del servizio prestato in un vero e proprio caso di emergenza. Questi docenti, lavoratori a tutti gli effetti dello Stato, chiedono l’attivazione della fase transitoria prima dell’avvio del nuovo metodo di reclutamento al pari dei docenti di Religione Cattolica e al pari di chi esercita professioni sanitarie da 36 mesi. Questa fase dovrebbe passare da un concorso valutativo per titoli e servizi con prova orale sulla simulazione di una lezione (procedura identica a quella del concorso 2018) e poi un corso formativo che rafforzi la formazione di questa categoria.
Quanto si propone risulta la strada più semplice, economica ed equa per la risoluzione di un problema, di un precariato ai massimi livelli nelle sue percentuali (soprattutto nelle scuole del nord e del centro Italia). Una fase transitoria ben pensata non rischierebbe di penalizzare né chi attualmente risulta abilitato ed è in fase di stabilizzazione, né la nuova generazione di laureati.
Ma chissà se mai qualcuno avrà la lungimiranza di voler mettere a posto le cose attraverso un passaggio intermedio che accontenti tutti… si perchè la scuola, si sa, è stato sempre un ottimo bacino di voti…e pochi hanno avuto il coraggio di rinunciarvi.
Janet Caputo
(uno dei circa 22.000* professori delle graduatorie di terza fascia con almeno tre anni di servizio)