La classe docente europea, da oltre un trentennio, è alle prese con annose problematiche di stabilizzazione, reclutamento, retribuzione e servizio al centro di numerose proteste sindacali, tra cui quella di recente invocata in occasione della Giornata Internazionale della Donna, lo scorso 8 marzo.
La quota di docenti precari, ovvero con un contratto che arriva a coprire massimo 12 mesi o una particolare attività (supplenze, ad esempio), è arrivata ad interessare il 25% degli insegnanti abilitati ad alle dipendenze – stabili o meno – dal Ministero dell’Istruzione e del Merito a guida Valditara, che intende procedere con un’ulteriore stabilizzazione di quei precari alle prese con fenomeni di mobilità estrema, pari a 70.000 unità, fruendo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (arcinoto con l’acronimo PNRR); la procedura può essere solo sbloccata con l’approvazione delle istituzioni europee.
Tutti i recenti Dicasteri succedutisi alla guida del Ministero in Viale Trastevere a Roma hanno investito risorse in riforme dedite alla stabilizzazione del corpo docente precario, con il fine di arginare il fenomeno per rientrare nei parametri di accettabilità europei (senza i quali l’accesso ad una buona parte dei fondi viene precluso). Vi è stata enorme fatica a raggiungere il nocciolo del problema: l’assenza di investimenti strutturali sull’istruzione per il suo ricollocamento ideologico a guida della crescita del Belpaese impedisce l’organizzazione di un reclutamento ed abilitazione in linea con le esigenze dei plessi, dei futuri docenti e di quelli attuali.
Di certo l’impegno dei Dicasteri ha portato ai suoi frutti: dai 100.277 posti stabilizzati del 2015/16 infatti si è passati l’anno seguente ai 125.832 per continuare in maniera ascendente fino ad arrivare ai 224.958 del 2021-22, cioè un + 224%. Nonostante i risultati,un docente su quattro, come sottolineato da La Tecnica Della Scuola in un articolo dedicato (https://www.tecnicadellascuola.it/un-prof-su-4-e-precario), lascia intendere che gli sforzi sono posti nella direzione corretta, ma che l’impegno deve risultare continuativo nel lungo periodo.
Il Dicastero a guida centrodestra pare confermare l’andamento delle varie riconferme per docenti precari; fruendo però dei fondi attinenti al PNRR per l’Italia, è necessario interpellare le istituzioni europee che hanno concesso tali quote al nostro Paese. Il Ministro, in una recente dichiarazione apparsa su IlSole24Ore, ha confermato che “le scuole italiane hanno accolto in pieno la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per il Piano Scuola 4.0, entro lo scorso 28 febbraio, gli istituti hanno presentato 8.170 progetti su 8.230 totali”.
Anche questi ultimi appena citati, raccolti in un pacchetto tematico, saranno sottoposti all’approvazione delle autorità europee per lo sblocco dei fondi. L’UE, in generale, guarda con assoluto favore il desiderio di stabilizzazione dei 70.000 precari promosso da Valditara nell’ottica di limitare quel fenomeno delle “cattedre libere” che nel nostro Paese sta prendendo una piega difficilmente gestibile.
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