È proprio un collaboratore scolastico, l’uomo che il 20 marzo ha sferrato un pugno alla maestra del figlio, di 10 anni, all’interno di un istituto comprensivo di Palermo dove aveva prestato servizio, dopo che la docente si era lamentata per le ripetute assenze del bambino.
Il bidello, precario con diverse denunce per rissa e percosse, è stato denunciato dai carabinieri. Mentre la donna l’insegnante è stata portata in ospedale, dove i medici l’hanno dimessa con una prognosi è di sei giorni.
La discussione sarebbe nata dopo che la donna ha mostrato al collaboratore scolastico le sue perplessità sul fare uscire il figlio prima dell’orario di fine lezioni, poiché l’andamento scolastico dell’alunno poteva essere inficiato dalle già numerose assenze accumulate.
Interpellata dall’Ansa, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Ignazio Florio Lucia Lo Cicero, dove si è svolto il fatto, ha detto che “il collaboratore scolastico Maurizio Bronzellino ha lavorato per anni in questo plesso scolastico. Negli ultimi tempi era molto preoccupato per i suoi cinque figli. Erano in corso delle pratiche per valutare le condizioni in cui vivevano i suoi figli. So che è seguito dai servizi sociali. L’esortazione dell’insegnante sulle assenze del bambino ha scatenato in lui una reazione che non è giustificabile”.
“Per noi i collaboratori scolastici sono fondamentali. Anche Bronzellino ha contribuito a migliorare le condizioni del plesso che rappresenta un punto di riferimento nella vita di tanti alunni – ha detto ancora la dirigente – Purtroppo, per situazioni particolari, non riesce a controllare la rabbia che già era esplosa una prima volta con un altro collega in un’altra scuola. Quando ho saputo della lite ho spostato Bronzellino in un altro plesso il pomeriggio. Noi educhiamo con l’esempio e dobbiamo garantire la massima serenità ai nostri alunni. Chi sbaglia e non rispetta queste regole deve essere allontanato. Bronzellino aveva chiesto il trasferimento ad altra struttura”.
Quanto successo ieri per la dirigente scolastica è stato un grande dolore: “I miei insegnanti sono molto preparati e seguono tanti ragazzi molto difficili con situazioni alle spalle non semplici. Eppure affrontano questo lavoro con passione. Le condizioni dell’insegnante per fortuna non sono gravi. Il pugno in faccia non le ha provocato fratture. Mi ha detto che presto tornerà in servizio. L’insegnante anche in questa occasione ha dimostrato molta preparazione e soprattutto tanta umanità”.
Passione e preparazione, però, non bastano: quando le famiglie vivono forti disagi, le esortazioni dei docenti nei confronti degli alunni, ad impegnarsi o a venire più spesso a scuola, diventano motivo di rabbia. Che in sempre più casi esplode sotto forma di violenza, messa in atto da chi scambia la scuola per un ring.
E si tratta di una violenza immotivata, inutile e dannosa. Perché colpire un insegnante che si preoccupa della crescita dei giovani, significa dire no ai valori, alle regole, alla legalità. Mandando un messaggio inequivocabilmente sbagliato a chi dovrebbe andare a scuola anche per affrancarsi.
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