Il precariato di religione cattolica si attesta a livello nazionale al 55% con punte che vanno fino al 73%. “È vero, bisogna sottrarre, a legge vigente, dai posti liberi e vacanti il 30%, ma tale limite è di competenza statale, che potrebbe essere rivista, vista la gravità della situazione. Lo afferma il responsabile nazionale UIL Scuola IRC Giuseppe Favilla.
Un tema, quello del precariato dei docenti di religione cattolica, che torna a far discutere all’indomani dell’uscita in Gazzetta del Decreto Sostegni bis, il Dl 73/2021.
Quello che si rimprovera al Dl Sostegni è che non solo non fa menzione di una risoluzione del precariato in generale, ma esclude dai giochi i docenti di religione cattolica, sia gli idonei dell’unico e ormai storico concorso del 2004, sia coloro che possono vantare ben oltre 36 mesi di servizio a tempo determinato. Lo si legge in un comunicato di Uil Scuola Irc.
“La stabilizzazione a tempo indeterminato degli insegnanti di religione non è più procrastinabile – afferma il responsabile nazionale UIL Scuola IRC – è tempo che la politica, e lo chiediamo con forza a coloro i quali pubblicamente sostengono la nostra causa, all’on. Flora Frate, giovane e determinata battagliera per i diritti dei docenti precari, e ai più navigati Sen. Nencini e Sen. Pittoni, di predisporre un emendamento che tenga conto realmente della situazione del precariato di religione”.
Quanto si chiede è un aumento temporaneo dell’organico. “Tra 3 anni si potrà tornare a fare i concorsi ordinari sulla disponibilità del 70% – afferma Favilla – oggi però vogliamo una procedura per titoli e servizi e graduatorie a scorrimento fino al loro totale svuotamento, sia per le migliaia di precari storici che per i nostri colleghi del 2004 che un concorso l’hanno già svolto”.