Ci sono ancora 2.700 docenti di Religione cattolica vincitori del concorso del 2004 che ad oggi devono entrare in ruolo.
Nel 2013 la loro stabilizzazione fu ostacolata alla Camera, dove fu bocciato un emendamento già approvato al Senato. Nella Legge 107/15 non tenne conto degli insegnanti di Religione.
Nell’aprile 2017, il decreto legislativo 59 della procedura di reclutamento, con periodi diversi di Fit, non prende in considerazione i docenti di Religione: il Governo propone un complesso concorso ordinario, comprensivo di verifica scritta, orale, con tanto di lingua inglese B2, poi trasformato in A1 (quindi essenziale), più la valutazione dei servizi e dei titoli acquisiti. Il bando, però, non è stato mai pubblicato.
Il convegno a Roma
Sono alcuni dei passaggi ricordati il 5 luglio, presso l’hotel Nazionale a Roma, nel corso del convegno “Procedura di assunzione docenti precari di religione”, organizzato dall’Associazione dei docenti di Religione ADR, in collaborazione con il sindacato Snadir.
L’evento è iniziato cone l’esposizione della professoressa Laura Biancato, dirigente scolastica presso l’IIS “Rigoni Stern” (Asiago), già coordinatrice della formazione degli animatori digitali del Veneto, secondo la quale i docenti di Religione vanno considerati “dei Superman preziosissimi e con un grado di sensibilità umana superiore agli altri docenti”.
Subito dopo, il tema del convegno si è spostato sul tema del precariato. Secondo Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir, “con l’attuale esecutivo, la soluzione al problema per la stabilizzazione di quasi 10mila docenti di Religione è seguire l’adozione a livello nazionale del modello introdotto della provincia autonoma di Trento, dove si è operato in sinergia con l’Arcidiocesi, oltre che con i sindacati Confederali: si tratta di un concorso per soli titoli, oltre che servizio svolto, almeno di 36 mesi, attraverso il quale graduare i docenti precari”.
Qualcuno potrebbe dire che gli insegnanti di religione non sono abilitati all’insegnamento? “No – ha replicato Ruscica – perché c’è un parere del Consiglio di Stato del marzo 1958, secondo il quale l’idoneità rilasciata in ambito diocesano equivale a tutti gli effetti ad un’abilitazione. Quando il docente di religione mette piede a scuola è dunque già abilitato. Per questo, il concorso per titoli e servizi è lecito. Se il Governo in carica ha però dei problemi a bandire questo tipo di concorso, allora si potrebbe indire una prova nazionale con colloquio orale non selettivo”.
Serve un intervento legislativo
“Per fare questo, serve ovviamente una norma di legge, non basta un decreto ministeriale: occorre prorogare la graduatoria del 2004, o meglio che si trasformi in una lista ad esaurimento; inoltre, si creerebbe una graduatoria per titoli e servizio. Nel caso si faccia un concorso non selettivo, invece, si dovrebbe andare a determinare una graduatoria a parte, con cui coprire il 50% dei posti”.
Al momento, secondo i calcoli dello Snadir, i posti da bandire, per andare a coprire il 70% dei posti come da normativa vigente, sono 5.600. “Se però si adotta l’indicazione europea di assorbire tutti i precari con oltre 36 mesi svolti – ha sottolineato Ruscica – anche in tal caso bisognerebbe intervenire a livello normativo, in modo da cambiare il limite di copertura del 70%. E siccome, secondo il Vaticano, solo il 4% di docenti di Religione sono sacerdoti o suore, allora la stabilizzazione per gli insegnanti laici potrebbe essere prevista per il 95% dei posti vacanti, quindi si arriverebbe ad una quota di assunzioni da fare vicine alle 10mila unità. Ovviamente, tali immissioni in ruolo si attuerebbero in modo graduale, in più tornate”.
Durante il convegno si è parlato anche di valutazione della materia, che deve diventare analoga alle altre discipline: la normativa vigente, collocata nel Testo unico della scuola (comma 4. Art. 309), risale infatti al 1929, ha ricordato lo Snadir.
Il sindacato ha poi chiesto di andare a modificare il decreto legislativo 62/17: solo per le classi terze della scuola media, servirebbero due ore di Religione a settimana, perché l’attuale carico di lavoro di docenti di Religione è eccessivo.
Infine, lo Snadir chiede che anche per la Religione si preveda una classe di concorso, alla pari delle altre, per dare alla docenza la dignità che meritano.
Di Meglio (GIlda): i posti ci sono
Durante il suo intervento, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli insegnanti, ha ricordato che c’è una legge del 1932 che stabilisce come devono essere fatti i quaderni scolastici: questo perché in Italia non si riescono a realizzare testi unici, e di lasciare in vita codicilli e norme illeggibili e inapplicabili.
Sul precariato scolastico, Di Meglio ha ricordato che “anche la Legge 107/15 era partita con l’intenzione di stabilizzare i precari, ma poi è finita come sappiamo. Per i docenti di Religione, si potrebbe sicuramente introdurre una procedura semplificata. Nei prossimi cinque anni avremo 150mila pensionamenti, i posti ci sono: è ovvio che bisogna realizzare delle procedure di selezione, ma vanno semplificate”.
“La riforma Bassanini – ha ricordato Di Meglio – ha creato dei danni enormi: un capo dipartimento della PA percepisce 300mila euro, quasi il triplo di quanto prende un parlamentare. Con l’aggravante che i dirigenti pubblici, in tutto 33mila, molto spesso sono stati assunti perché ‘amici’ del Governo di turno. Il problema sono le competenze, perché spesso chi arriva in seno alla PA non sa dove mettere le mani. Senza dimenticare che con ogni nuovo Governo, gli assunti non vengono licenziati ma si spostano solo di stanza”.
L’on. Maria Marzana, del M5S, che nel corso dell’attuale legislatura dividerà il suo oeprato con un’altra commissione della Camera, ha detto che “se oggi ci troviamo con un precariato con queste proporzioni, se siamo giunti con così tanti precari, il motivo va ricondotto nella scarsa periodicità con cui si sono svolti i concorsi. La Religione è una disciplina importante che merita la stessa valenza delle altre: è giusto dare delle risposte congrue ai sacrifici di chi si spende per la formazione dei nostri alunni”.
L’on. Flora Frate (M5S) ha ricordato che ha provato meraviglia nel sapere che “ancora oggi ci sono migliaia di insegnanti di Religione che dal 2004 ad oggi sono risultati di concorso ma ancora non sono stati assunti. Come del fatto che la disciplina non sia ancora stata configurata alla pari delle altre”.
Pittoni (Lega): c’è l’impegno politico ad assumere
Il sen. Mario Pittoni (Lega), presidente VII commissione al Senato, ha infine detto che “bisogna fare attenzione su come legiferare sull’assunzione dei docenti precari dopo 36 mesi di supplenze: non deve essere né uno strumento alternativo ai concorsi, né può diventare un modo per reiterare il tempo determinato. Quello che è importante è che sparisca il comma della Buona Scuola che impedisce di lavorare dopo tre anni pieni di supplenze”.
“Sui docenti di Religione – ha continuato Pittoni – io sono d’accordo con il concorso riservato: chi vive da anni nella assoluta precarietà, è giusto che venga stabilizzato. Peraltro, la ricostruzione di carriera non comporterebbe alcun onere per lo Stato, perché è già contemplata nel periodo di precariato. Il problema del precariato – ha concluso il leghista – rientra in un impegno di tutta la classe politica attualmente della maggioranza, cui si intende dare applicazione pratica”.