Voglio associarmi alla lettera che avete già ricevuto da un gruppo di docenti che, come me, hanno scelto di non vaccinarsi.
Da settembre a dicembre 2021 siamo andati a scuola facendo ogni 48 ore il tampone e quindi abbiamo monitorato assiduamente il nostro stato di salute rispetto al Covid. Siamo andati in classe sempre in salute, rispettando il distanziamento e l’uso della mascherina.
Dal 15 dicembre 2021 è stato introdotto l’obbligo vaccinale e siamo stati lasciati a casa senza stipendio, per di più in un momento in cui i contagi e la gravità dei sintomi stava diminuendo.
La settimana scorsa il Governo fa trapelare la possibilità di farci tornare in classe col tampone, ma poi pubblica il decreto e troviamo l’ennesima punizione: i docenti non vaccinati tornano a scuola ma non possono stare in classe. Mi devono spiegare quale base scientifica ha questa disposizione visto che con la variante delta (più pericolosa) siamo andati in classe (col tampone). Perché non possiamo andarci ora in classe col tampone con una variante più blanda?
È evidente che si tratta di una punizione in più per quei docenti che hanno mantenuto la loro decisione rispetto al vaccino. Quali ricatti avranno in serbo per settembre?
Io voglio tornare in classe, quello è il mio ruolo e il mio posto. Non lo chiederei se ci fosse il minimo dubbio sulla pericolosità per gli studenti di questa volontà. Ma ormai lo sappiamo che il vaccino non immunizza e che anche docenti tri-vaccinati si ammalano (di solito non a scuola) e possono essere quindi contagiosi.
Questa modalità punitiva del Governo non fa altro che esacerbare gli animi e creare tensione fra docenti, non per la modalità didattica da portare avanti o per progetti da condividere ma per il proprio stato vaccinale che non deve riguardare nessuno se non la persona stessa (partendo dal fatto reale che questo vaccino NON IMMUNIZZA).
La battaglia per la giustizia deve essere di tutti, perché è in ballo il rispetto dei diritti umani.
Marialuce Bruscoli
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