Lavorare nella scuola e nel pubblico impiego comporta rischi professionali che minano la salute: alla lunga, arrivano anche a provocare “stress, burnout – ovvero esaurimento – e depressione, nonché patologie cardiovascolari e disturbi muscolo-scheletrici”. Lo sostengono i sindacati europei riuniti nel Comitato per il dialogo sociale, che il 4 febbraio hanno lanciato un allarme sui rischi “psico-sociali”, definiti come “la principale minaccia alla salute e al benessere dei dipendenti e dei funzionari pubblici”. Ci sono anche i docenti, minacciati dalle molestie degli allievi.
In Italia, a questo proposito, è stata diffusa una guida da parte della Cgil, specifica per il comparto, nella quale viene riportato uno studio dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Lo studio individua sette aree critiche, che vanno oltre la solita frustrazione per i compensi ridotti e bloccati ormai da circa nove anni. La prima area critica, segnalata dal 68% delle amministrazioni, è rappresentata dalle molestie da parte di clienti, pazienti e allievi.
Quello delle molestie degli allievi è un fattore, tra l’altro, di cui si sta parlando molto in questi giorni, a seguito della coltellata sferrata in settimana da uno studente di 17 anni della provincia di Caserta alla sua docente di italiano.
Tornando alla ricerca, quasi la metà lamenta stress dovuto a orari serrati. In un caso su quattro il problema è invece la comunicazione all’interno dell’ufficio, e qui spunta il mobbing. Poi c’è la scarsa autonomia, per cui i lavoratori non avrebbero abbastanza voce in capitolo (è così per una sede su quattro).
Ad incrementare lo stress, per una bella fetta di dipendenti pubblici, è anche la precarietà (segnalata da una su cinque) e la discriminazione di genere ed età. E nella scuola le donne over 50 sono in numero nutrito.
Gli orari di lavoro lunghi sono l’unico rischio sentito più nel privato che nel pubblico, per il resto è sempre il contrario.
Tutto ciò non è una novità per chi governa la pubblica amministrazione. Tanto che il nuovo contratto di lavoro di quasi 250mila statali, che a fine mese dovrebbe prevedere un cedolino speciale di arretrati dai 370 a 712 euro ciascuno, introduce un osservatorio che monitori le situazioni che possono portare al burnout, il licenziamento per i molestatori e congedi ad hoc per le vittime di violenza. Il rinnovo non è fatto quindi solo di aumenti. Almeno per gli statali in senso stretto.
Nel rapporto sindacale della Cgil, del resto, c’è scritto chiaramente che se non si agisce a livello normativo, sale in modo spropositato il rischio verso un “elevato tasso di assenze per malattia, scarso rendimento e calo della produttività, morale basso, un maggior rischio di incidenti, aumento dei reclami da parte degli utenti”.
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