I docenti di ruolo, molti dei quali aderenti al Comitato Nazionale Pro-Pas per Docenti di ruolo- gruppo Facebook, chiedono al più presto l’attuazione dell’art. 4 c. 3 del decreto che riguarda “la possibilità di integrare la loro preparazione per poter insegnare in classi disciplinari affini o modificare la classe di concorso di titolarità o la tipologia di posto, incluso il passaggio da posto comune a posto di sostegno e viceversa”.
Si sottolinea che l’Atto del Governo n.377 è rivolto solo ai docenti di ruolo della scuola secondaria di I e II grado; per questo motivo i docenti della scuola dell’infanzia e della primaria, non avranno la possibilità di abilitarsi.
Anche il FIT esclude i docenti di ruolo della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. E’ illogico lasciare fuori dai percorsi abilitanti gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in possesso dei titoli idonei alla frequenza di percorsi abilitanti. Ciò è lesivo del diritto all’avanzamento di carriera dei docenti nel passaggio ad altro ordine di scuola.
Per tale motivo ci auguriamo che si permetta anche ai docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria già nei ruoli dello stato, in possesso degli specifici titoli, di potersi abilitare in altre classi di concorso attraverso un percorso abilitativo riservato.
I docenti di ruolo possono ritenersi, certo, appagati sia dalla stabilità economica sia della scuola a pochi chilometri da casa, ma per molti questo non soddisfa, quando si lascia parlare la voce interiore che chiede il cambiamento, e la risposta è “un passaggio” ad una nuova svolta professionale appagante.
È per dar voce al cambiamento che molti docenti di ruolo si sono inseriti in III fascia per il triennio 2017/2020. Non è un traguardo, anzi, dispiace il fatto che molti giovani docenti vedano insegnanti nella graduatoria di istituto con punteggi altissimi, provando, poi, tanta sfiducia nell’avvenire.
Il cambiamento è una necessità per tutti e ci auguriamo che il Miur si occupi al più presto anche di noi, che ci sentiamo “ingabbiati” in un sistema che non qualifica al meglio anche questa categoria di docenti.
di Rosaria Arciello