In merito alla vicenda dell’istituto “Quirino Maiorana”, sulla sospensione di 5 docenti catanesi che si sono rifiutati di compilare il registro elettronico, riceviamo una serie di precisazioni dalla dirigente scolastica della scuola che propone una chiave di lettura diversa dei fatti.
Per parte nostra dobbiamo chiarire che il nostro articolo era stato “confezionato” sulla base di una precisa e circostanziata segnalazione di Luca Cangemi, già deputato di Rifondazione Comunista dal 1992 al 1994 e dal 1996 al 2001, e ora responsabile nazionale scuola del Partito Comunista Italiano.
Il caso del Majorana è comunque molto interessante perché – se dovesse avere un seguito in un’aula di tribunale nel caso di ricorso dei 5 docenti sanzionati – potrebbe servire ad avere anche un importante parere giurisprudenziale. E così potremo sapere cosa ne pensano i giudici di alcune questioni che non sono del tutto chiare.
La dirigente scolastica afferma che la decisione sull’adozione del registro elettronico non rientra fra le competenze degli organi collegiali, mentre i docenti sanzionati sostengono che in mancanza di una specifica delibera del collegio dei docenti, non si configura nessun obbligo per gli insegnanti di utilizzare il registro elettronico (per quanto vale, noi propendiamo per questa seconda interpretazione, ma restiamo in attesa di conoscere l’orientamento del giudice del lavoro che si occuperà del caso).
Peraltro dobbiamo annotare che in un servizio sull’argomento pubblicato sul quotidiano La Sicilia del 23 gennaio la dirigente scolastica, dichiara tranquillamente che i docenti possono benissimo fare ricorso alle proprie personali dotazioni (smartphone, tablet, ecc..) per aggiornare il registro elettronico, tesi che – francamente – appare alquanto bizzarra.
Per inquadrare meglio la questione è bene però fornire qualche dato ulteriore.
Il primo atto normativo che parla di uso del registro elettronico è l’articolo 7 comma 31 del DL 95/2012 che recita così: “A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”.
(va segnalato che la norma non è imperativa, cioè non contiene espressioni del tipo “devono”, “sono tenute a..” ecc..)
Va aggiunto che il comma 27 parlava anche di un piano di “dematerializzazione” che il Miur avrebbe dovuto adottare entro 60 giorni dalla entrata in vigore del decreto legge, piano che però non è mai stato completato.
Inoltre fin da subito era stato chiarito dallo stesso Garante per la Privacy che un corretto impiego del registro elettronico avrebbe dovuto prevedere un provvedimento ad hoc del Garante (anche questo provvedimento non c’è mai stato).
Ma c’è anche un altro nodo importantissimo che potrebbe avere risvolti legali di non poco conto. Il registro elettronico è un atto pubblico a tutti gli effetti e, in quanto tale, dovrebbe essere validato con la firma digitale dell’insegnante che lo compila. Peccato che, a tutt’oggi, gli insegnanti non dispongono di nessuna forma di firma digitale.
Tutti problemi che non più tardi di sei mesi fa erano stati evidenziati persino da Francesco Modafferi, dirigente di ruolo del Garante per la privacy, che interpellato dalla rivista on line specializzata Wired.it dichiarava: “Tutti i soggetti i cui dati sono presenti nei registri elettronici hanno il diritto alla correttezza e alla sicurezza di questi dati. Purtroppo, alla legge del 2012 non è seguito, da parte del Miur, un piano complessivo per la dematerializzazione dei registri, né si è interpellato al riguardo il Garante per la privacy”.
Al di là del contenzioso che si sta sviluppando presso il “Majorana” di Catania, la questione è indubbiamente controversa e meriterebbe maggiore cautela da parte dell’Amministrazione scolastica.
Stupisce piuttosto la quasi assoluta assenza delle organizzazioni sindacali su questo aspetto non certamente secondario dell’attività dei docenti (e degli uffici) che – è bene sottolinearlo – continuano da più di 5 anni ad utilizzare il registro elettronico a proprio rischio e pericolo.
ECCO LE PRECISAZIONI DELLA DIRIGENTE SCOLASTICA DEL MAJORANA DI CATANIA
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