Si tratta di una legge che deve essere riempita ancora di contenuti e che comunque azzererà del tutto il contratto collettivo nazionale, quello sulla mobilità, ma anche i contratti integrativi d’Istituto. Quali saranno i tempi e gli strumenti per scrivere queste nuove norme? Ma soprattutto quali potrebbero essere queste nuove norme? I tempi per attuare in pieno la riforma saranno circa 12 mesi, in quanto tutto deve essere pronto a partire dall’anno scolastico 2016/2017. Il 2015/2016 sarà un anno di transizione e sarà l’anno in cui si butteranno le basi della vera riforma della scuola. Lo strumento per realizzare queste innovazioni saranno le deleghe in bianco della stessa legge sulla scuola. Quindi cari insegnanti preparatevi ad un bombardamento mediatico e propagandistico sulla scuola, che per altro è già iniziato.
Infatti non è un caso che nel giornale del partito democratico, “L’Unità”, cassa di risonanza politica del governo, vengano pubblicati slogan del tipo: “Così la scuola non sarà più uno stipendificio”. Oppure in un altro giornale di grande tiratura nazionale “La Repubblica”, leggiamo un interessante intervento del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, a margine dell’assemblea del Partito Democratico svolta all’Expo di Milano, in cui sostiene la tesi che “i docenti sono troppo incardinati nelle materie”, e che “bisogna uscire dalle griglie della didattica contabile, tipica di quella didattica frontale dove gli insegnanti contano le ore di servizio settimanali effettivamente svolte”.
Queste dichiarazioni rappresentano inequivocabilmente il rullo dei tamburi prima di un provvedimento ufficiale. È evidente che il governo punta, senza timori di essere contrastato, ad aumentare l’orario di servizio settimanale dei docenti, che non si dovranno più occupare solo di svolgere le classiche 18 ore settimanali di lezione frontale, ma saranno utilizzati dal dirigente scolastico anche in altri ruoli e ben oltre le canoniche ore previste dal contratto collettivo nazionale e dal testo unico della scuola. Questo è il senso della riforma, più carichi di lavoro per gli insegnanti, più ore di servizio a parità di stipendio.
In buona sostanza quello che non era riuscito all’ex ministro dell’Istruzione Profumo, è ormai in dirittura d’arrivo con questo governo targato PD. Quindi è partita la fase di scardinamento dei docenti, ovvero del loro contratto, mettendo fine alla didattica contabile delle 18 ore per 200 giorni l’anno, ma aprendo un nuovo modello di impegno di servizio dei docenti.
Una domanda sorge spontanea: “verrà tenuto in conto, il tempo impiegato dagli insegnanti a preparare lezioni, verifiche, a correggerle?” .
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