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Docenti sempre più informatizzati, le piattaforme Cloud entrano nella didattica

L’utilizzo di piattaforme informatiche in Cloud sta diventando sempre più diffuso, sia nelle aziende sia nella Pubblica Amministrazione.

Non fa eccezione la scuola dove si stanno utilizzando strumenti “Open” quali: Google Suite, We Lab; Drobox.

Il Piano Nazionale della Scuola Digitale definisce all’interno dell’azione #22 i “requisiti tecnici per gli Ambienti on line per la didattica”, in particolare il percorso per arrivare alla definizione dei requisiti necessari all’utilizzo di piattaforme on line.

In dettaglio, il PNSD fa riferimento a due tipologie di piattaforme: “..tra le piattaforme didattiche possono farsi rientrare sia quelle univocamente dedicate alla didattica, sia quelle nate per altri scopi e utilizzate poi in modalità “mista”

Nel primo gruppo si menzionano, tra gli altri, i LMS (Learning Management System), che offrono contenuti strutturati in un percorso con attività organizzate, i LCMS (Learning Content Management System), per il deposito, descrizione e recupero di contenuti di apprendimento.

Al secondo gruppo afferiscono, invece i Social network, dedicati ai contesti e contenuti di apprendimento, che offrono strumenti per la gestione di un proprio profilo digitale e per l’interazione con altri utenti individuali o in gruppo, per condividere contenuti , forum discussioni; e le Piattaforme editoriali, dove, accanto alla fruizione di contenuti editoriali specifici (ad esempio libri di testo digitali), si offre sempre più spesso la possibilità di integrare i materiali editoriali originali con quelli prodotti nel corso delle attività didattiche o reperiti in rete.

Mentre è sicuramente facile intuire perché la memoria individuale è cosi importante nella didattica, che tipo di supporto può fornire invece una memoria artificiale?

La memoria nell’uomo è sicuramente un elemento indispensabile della sua esistenza: un labirinto necessario fondamento della propria esistenza e delle proprie radici.

Se parliamo di Internet, dobbiamo parlare di una memoria collettiva: basti pensare a Wikipedia, dove chiunque può intervenire sui contenuti di una definizione, mantenendo memoria aggiornata di quell’oggetto . Cambia quindi sia il concetto di memoria (da individuale a collettiva) che di informazione: la possibilità di accedere senza mediazioni ad ogni tipo di contenuto è la particolarità che ha trasformato il nostro tempo nell’era dell’informazione.

 

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Siamo sempre informati su tutto e non perdiamo mai l’occasione di far presente la nostra opinione sui social, sui forum sui siti internet. Le tecnologie dei nuovi media hanno permesso la possibilità di fruire di uno stesso contenuto attraverso diversi canali, che sono diventati a loro volta in grado di svolgere funzioni diverse, basti pensare allo smartphone.

Da utenti passivi siamo diventati, quindi, fruitori attivi di informazioni e contributi stessi dell’informazione. In rete la circolazione stessa dipende dall’attivismo stesso delle persone, dall’interesse reale dell’utente su quell’argomento, senza più distinzione tra chi produce notizie e chi le consuma. Per questo è giusto parlare di memoria collettiva e non più di memoria individuale.

In questo contesto, un ruolo fondamentale è ricoperto dalla scuola, che deve insegnare agli studenti come ricercare le informazioni nel Web cosi come in una piattaforma Cloud affiancando un attento lavoro di scelta, filtro e di verifica delle fonti.

La memoria artificiale delle piattaforme Cloud, da una parte è il naturale approccio dell’utente diventato parte attiva dell’informazione e dei contenuti in quanto questi strumenti consentono di trovare, archiviare, inserire, mettere a fattor comune e commentare tutto ciò che riguarda un particolare contesto ed argomento.

Dall’altra parte, senza una adeguata preparazione il rischio è di non essere in grado di gestire le informazioni presenti nella piattaforma e di “perdersi” cosi come avviene su internet.

La scuola ha, quindi, un ruolo fondamentale nell’educare i “nativi digitali” a non annegare dentro la marea di informazioni da cui sono circondati, insegnando loro a selezionare le notizie, avere la capacità di sintetizzare la mole di dati presenti sul web e sulle piattaforme Cloud, saper comprendere e spiegare il contenuto, saper inserire correttamente un nuovo contenuto.

La sfida della scuola deve essere quella di insegnare ad usare con “intelligenza” le fonti dati digitali, con l’obiettivo di avere il massimo dei benefici che la tecnologia ci mette a disposizione.

Dino Galuppi

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