Ricerca dell’Ocse dal titolo Gender imbalances in the teaching profession (squilibri di genere nella professione docente). L’organizzazione internazionale si chiede perché troppe donne in cattedra pregiudicano i risultati degli alunni.
La professione che in tantissimi stati di tutti i continenti, quella dell’insegnante, è a predominanza rosa adesso lo sta diventando un po’ troppo per gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – riporta La Repubblica.
La femminilizzazione dell’insegnamento è infatti continua ascesa e siamo ormai al 68 per cento nelle scuole dei paesi Ocse.
“Persistenti squilibri di genere nella professione di insegnante hanno sollevato una serie di preoccupazioni”.
Al punto che “paesi come il Regno Unito – continuano dall’Ocse – hanno attuato politiche che incoraggiano l’assunzione di insegnanti di sesso maschile, al fine di attenuare la crescente “femminilizzazione” della professione”. Ma non solo. “Data l’entità del fenomeno – spiegano gli esperti – sarebbe interessante indagare il potenziale impatto del divario di genere nell’insegnamento, per esempio, sui risultati di formazione o di carriera”.
In dieci anni – dal 2005 al 2014 – la presenza femminile nelle aule scolastiche, a livello Ocse, è cresciuta dal 62 al 68 per cento. Una presenza che decresce andando dalla scuola dell’infanzia verso le superiori.
Tra i paesi dell’Europa a 22 stati la presenza delle donne dietro la cattedra è pressoché totale nella scuola dell’infanzia (97 per cento) e alla primaria (85 per cento). Per calare alle medie (68 per cento) e al superiore, dove la presenza femminile si attesta nel 2014 attorno al 58 per cento. Un fenomeno che in Italia è ancora più accentuato.