Sul tema dei ritardi con cui i docenti di sostegno arrivano nelle scuole interviene Paolo Fasce con un ampio articolo pubblicato nel sito del Coordinamento dei Genitori Democratici.
Paolo Fasce è dirigente scolastico di un istituto nautico di Genova ma è stato anche insegnante di sostegno e supervisore di tirocinio all’Università.
Per comprendere i termini del problema – afferma Fasce – è bene esplicitare le cause prime: “Oggi non ci sono insegnanti precari specializzati su piazza, e nel paese, quindi non possono essere assunti prima dell’avvio dell’anno scolastico. Ci sono due soluzioni a questo problema: 1) Attivare montagne di corsi di specializzazione che ripristinino un congruo numero di specializzati in tutto il paese, con particolare riguardo per il settentrione perché in meridione i tassi sono molto più alti a causa dei flussi. 2) Implementare forme di cattedra mista incentivata che recuperino gli insegnanti specializzati passati su posto comune (penso alla formula delle ore eccedenti che non grava sui conti dello Stato)”.
Prosegue Fasce: “Il motivo per cui oggi le scuole non riescono a chiamare personale sul sostegno, pur privo di specializzazione, in tempi congrui è dovuto al fatto che a chiamare gli insegnanti precari sono le singole scuole. Tale chiamata prevede una gestione di graduatorie sempre più frantumate da sentenze, non sempre note in maniera uniforme a tutte le segreterie, e dalla radicata preferenza generale degli insegnanti ad insegnare preferibilmente la propria materia, piuttosto che rendersi disponibili per il sostegno”.
“Dal punto di vista organizzativo – osserva il neo ds – è perfettamente inutile chiamare subito sul sostegno perché il rischio di avere qualcuno che se ne va dopo due settimane è alto. Ed ecco perché arriviamo ai primi di ottobre”.
Ma Paolo Fasce ha una possibile soluzione; la proposta, anzi, è duplice: “Prima ipotesi: dovrebbe essere possibile alle scuole confermare i supplenti dell’anno precedente, assicurando qualità e continuità (per farlo, basta una piccola modifica al D.Lgs. 66/2017, proprio recentemente modificato in senso restrittivo).
Seconda ipotesi: a chiamare i supplenti ancora necessari, a seguito delle lacune lasciate dalla soluzione al punto precedente, dovrebbe essere l’Ufficio Scolastico provinciale, rinforzato con personale professionalizzato sul tema preso a prestito dalle scuole per un mese in quantità sufficiente e distribuita dal primo al trenta di settembre”.
Non è detto però che il “modello” proposto da Fasce possa piacere a tutti.
Ecco, infatti, come il neo-ds descrive la procedura: “Questa task force dedicata, dovrebbe chiamare da un’unica graduatoria provinciale per tutte le classi di concorso e dire: vuoi andare là? Risposta sì. Bene, assunto. Risposta no. Pazienza, vieni depennato per quell’anno. E non lavori proprio. Con questo sistema, per prima cosa si chiamano le cattedre sul sostegno e se sei alto in graduatoria, quindi un insegnante precario ma esperto, è bene che tu sia disponibile a lavorare sul sostegno, altrimenti non entri a scuola con la giusta mentalità inclusiva che è tipica della scuola pubblica statale italiana”.
Secondo Fasce, la proposta potrebbe non piacere ad una parte di docenti ma sarebbe assolutamente gradita ai genitori degli studenti disabili e anche tutti gli altri.
Ed è il motivo per cui – sottolinea il neo dirigente – l’intervento viene pubblicato nel sito di una associazione di genitori che sono certamente “portatori di interesse” del tutto titolati a dire la loro e a proporre soluzioni organizzative che possano garantire il diritto all’istruzione.
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