Dopo le affermazioni e le smentite, sulla riforma del sostegno è arrivata la prima ammissione: i nuovi docenti saranno specializzati in base al tipo di disabilità.
La conferma è giunta, in modo chiaro, dalla risposta fornita giovedì 11 febbraio dal ministro dell’Istruzione alla commissione Cultura alla Camera.
Nel fare il punto della situazione sull’attuazione della Buona Scuola ed in particolare sul concorso per nuovi docenti, i cui bandi sarebbero in via di pubblicazione, Giannini ha sottolineato che “il ‘sostegno’ fornito con una specializzazione specifica non è contrario a una scuola che sempre più diffonda la cultura dell’inclusione”.
Nella legge delega di riforma del settore, quindi, troverà spazio questo genere di profilo formativo. Con rilevanti novità anche sul fronte della spendibilità e dell’utilizzo del titolo. Inoltre, il Governo starebbe spingendo sull’obbligo di permanenza sul sostegno per un periodo doppio rispetto a quello tradizionale: da 5 anni si passerebbe a 10, prima di poter passare sulle discipline curricolari.
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Una doppia novità sostenuta anche dalle associazioni dei disabili, a partire dalla Fish e da uno dei massimi esperti in materia quale è l’avvocato Salvatore Nocera. Ma contestata da altri, come l’Anief, che ha parlato di “medicalizzazione” del settore e di ingiusto allungamento del vincolo di permanenza.
Per il responsabile del Miur, “la specializzazione per classe specifica non è una svolta che contraddice il passato. C’è un progetto culturale dietro questa scelta” ha tenuto a sottolineare Giannini, ricordando che per il prossimo “concorsone” per la prima volta è previsto un bando ad hoc per i docenti di sostegno.
Parlando di organici, invece, il ministro dell’Istruzione ha ricordato che quest’anno “per il sostegno già quest’anno abbiamo dato il 13% in più di quanto previsto”.
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