La situazione è chiara e risaputa: la carenza di docenti di sostegno specializzati non è uniforme a livello nazionale, anzi.
Così come non è affatto uniforme l’offerta di posti nei corsi proposti dalle Università.
Nel tentativo di risolvere almeno in parte il problema, il ministro Valditara ha pensato di affidare anche all’Indire l’organizzazione di corsi di specializzazione.
Vedremo se il tentativo darà qualche risultato concreto.
Per ora è difficile fare previsioni attendibili anche se, forse, a partire dal 2025/26 qualche piccolo risultato potrebbe esserci.
Non dimentichiamo però che i “corsi straordinari” dell’Indire sono una misura temporanea che dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2025.
Questo significa che – salvo proroghe – fra un anno e mezzo si tornerà al vecchio meccanismo.
Ed è molto probabile che a partire dal 2026, fra il turn over legato ai pensionamenti e gli inevitabili passaggi dal sostegno alla cattedra comune, gli attuali problemi di carenza di docenti specializzati si riproporranno esattamente come prima. Sempre ammesse che di qui al 31 dicembre 2025 si riesca a fornire adeguata formazione ai 100mila docenti che oggi operano sui posti di sostegno senza però avere una adeguata preparazione.
Inoltre non bisogna dimenticare che, a determinate condizioni, con l’assegnazione provvisoria anche i docenti di ruolo senza titolo possono aspirare ad ottenere un posto di sostegno: quindi la possibilità che sul sostegno ci siano docenti non adeguatamente formati non verrà esclusa, almeno fino a quando non cambieranno le regole delle assegnazioni.
Insomma l’operazione che ha in mente il Ministro è certamente interessante dal punto di vista degli obiettivi che persegue.
Difficile dire, al momento, se davvero l’operazione servirà a migliorare la qualità dei processi di inclusione o se servirà in larga misura per dare un risposta a problemi di natura occupazionale.
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