In ben 23 paesi europei, dopo anni di crisi e di tagli, gli stipendi degli insegnanti sono tornati a crescere: l’Italia, purtroppo, figura tra i 6 dove le buste paga risultano ancora congelate.
I dati, riguardanti il 2014/15, provengono da rapporto di Eurydice sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto in 36 paesi europei (Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2014-2015), il quale ha evidenziato come, dopo numerosi anni di stagnazione dovuta alla crisi economica, o addirittura, in alcuni paesi, di significativi tagli, gli stipendi degli insegnanti siano tornati di nuovo a crescere nella maggioranza dei paesi europei.
Tra i 23 paesi europei che hanno visto aumentare gli stipendi dei propri insegnanti, 11 di questi, tra cui la Germania, hanno fatto rientrare l’aumento salariale in quello più generale di cui hanno beneficiato tutti gli impiegati pubblici.
Croazia, Slovacchia e Islanda, per esempio, hanno effettuato riforme nel sistema di retribuzione, mentre in Spagna sono aumentati i supplementi eliminati o ridotti negli anni precedenti. In Lussemburgo, Repubblica ceca, Romania e Malta, invece, sono stati rivisti al rialzo gli stipendi dei dipendenti pubblici, in cui rientrano anche gli insegnanti.
Un’altra decina di Paesi, invece, ha visto aumenti minimi sino a un massimo dell’1%, anche se con cambiamenti non significativi. Questi sono Belgio, Irlanda, Francia, Polonia, Finlandia Gran Bretagna e Montenegro. In 7 paesi, tra cui la Francia, i cambiamenti sono stati veramente minimi: dell’1% o anche meno. In tutti questi casi, i governi hanno giustificato l’aumento citando tra le ragioni principali riforme salariali e aggiustamenti al costo della vita.
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