La notizia della docente incinta morta in classe ha lasciato sgomenti tutta la comunità scolastica. Sarà l’autopsia, disposta dall’autorità giudiziaria, a svelare i motivi della tragica scomparsa dell’insegnante di arte in una scuola media lombarda.
Non si tratta, però, di un caso isolato. Si sono moltiplicati, negli ultimi tempi i casi di docenti morti sul proprio posto di lavoro.
Insegnare è diventato troppo stressante? Per tanti utenti della pagina Facebook della Tecnica della Scuola l’insegnamento è diventato “usurante”: “Si fanno troppe attività extracurricolari a discapito del vero insegnamento. La scuola sta per finire e mi fanno ancora fare progetti Pon, Pof, compiti di realtà, incontri con persone esterne ed altro ancora. I docenti sono diventati nervosi ed esauriti; colpa anche dei dirigenti che, pur di accaparrarsi un maggior numero di iscritti, pressano i docenti a lavorare da cani sia a scuola che a casa. E’ ora di finirla”.
Parole inequivocabili che hanno ricevuto il plauso di tanti utenti della nostra pagina.
Più della metà delle maestre d’infanzia ha la schiena dolorante e la stessa aliquota ha subito l’aggressione verbale di un genitore di un alunno.
La Cgil ha sottoposto un questionario attraverso le sue strutture che curano la Funzione pubblica. Hanno risposto 590 lavoratrici (e diciassette uomini).
Sono maestre (l’11 per cento), educatrici (il 65 per cento), operatrici (il 12 per cento), addette alla cucina (7 per cento), il resto personale ausiliario.
Nelle interviste hanno raccontato le loro giornate “con i bambini in braccio, anche per un quarto dell’orario di lavoro“, portate spesso a inginocchiarsi a terra per dovere didattico (lo fa in media il 63 per cento, si sale al 75 per cento tra le educatrici).
Il risultato è che tre quarti di chi opera in una struttura d’infanzia è sotto controllo sanitario: si sale all’85,9 per cento con le educatrici e al 90 per cento con il personale ausiliario.
Un altro ambito rilevante che emerge con la ricerca è quello dei rischi psico-sociali che la professione porta con sé. Si chiama burn out e provoca riduzione dell’energia e disturbi del sonno. Più di metà del campione ne è stato colpito.
Le motivazioni più diffuse per cui i docenti vanno in tilt sono: le classi pollaio, gli adempimenti burocratici crescenti e il rapporto con le famiglie, che mai come oggi sta soffrendo di una tensione-incomprensione continua.
Dunque un docente per stare dietro una cattedra deve avere diverse doti: forza, coraggio, pazienza e soprattutto tanta salute.
Non è più il caso di soprassedere e di darsi una mossa perché la professione docente, oggi, è diventata complessa e usurante.
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