Home Alunni Docenti su una Fiat 500 da Catania a Reggio Emilia per promuovere...

Docenti su una Fiat 500 da Catania a Reggio Emilia per promuovere la scuola serale, il viaggio documentato su Instagram

CONDIVIDI

Un gruppo di docenti della scuola serale ha ideato un’iniziativa molto particolare e che coinvolgerà anche i loro studenti: percorreranno Catania-Reggio Emilia con una Fiat 500 immatricolata nel 1969.

L’idea nasce dal professore e ingegnere Zeno Panarari che al Corriere ha raccontato il progetto: “L’idea è nata durante una cena con alcuni colleghi che con me insegnano al “Serale”: un mio collega ha confessato il desiderio di liberare il garage dove oggi riposa la piccola utilitaria e, complice una buona grigliata tra amici è nata questa idea. Con l’obiettivo di pubblicizzare, con il viaggio, anche il nostro lavoro di insegnanti e soprattutto il valore, ancora oggi attualissimo, di questi corsi serali”.

“Con i miei colleghi che insegnano informatica – spiega – stiamo allestendo una pagina Instagram che si chiamerà proprio La500 del serale“.

Il viaggio durerà 10 giorni e percorrerà lo stivale partendo proprio dalla Sicilia e facendo tappe nei vari luoghi lungo il cammino, dove il professore incontrerà altri colleghi. Al termine del tour, insieme agli studenti si lavorerà sull’auto per farla diventare elettrica.

“Attualmente – spiega il docente – abbiamo 20 studenti spalmati sui tre corsi Ipsia assistenza Tecnica, Iti Meccatronica ed Iti Elettrotecnica. E la tendenza è in calo. Anche perché, purtroppo, di questi corsi in pochi conoscono l’esistenza, in tanti pensano che siano corsi a pagamento, e invece si tratta di una scuola pubblica, e come tale pressoché gratuita se escludiamo poche decine di euro di tasse a tutti gli effetti. Il diploma di chi esce dai nostri corsi è un diploma in tutto e per tutto uguale a quello dei corsi diurni”.

Il valore del progetto sta proprio nella voglia dei docenti di stimolare gli studenti dei corsi serali e promuovere la scuola: “Alcune storie ti toccano nel profondo. Penso a una ragazza che era nazionale di volley nella sua nazione, le Filippine, e grazie a queste sue doti sportive, aveva ottenuto una borsa di studio. Poi, arrivata in Italia lavora otto ore in un ristorante e la sera è al primo banco, decisa a prendere il diploma che forse potrà permetterle di cambiare vita. Si diplomerà il prossimo anno. A volte – conclude Panarari – quasi mi commuovo quando li vedo arrivare, con ai piedi ancora le scarpe antinfortunistiche e gli occhi che sognano un letto dopo otto ore o più di lavoro, in cantiere, in fabbrica, nei campi. La loro stanchezza però è solo fisica, perché è molto più forte la determinazione a raggiungere l’obiettivo”.