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Docenti un po’ più cittadini degli altri?

Nell’ultimo numero di Professione Docente, la rivista della Fgu-Gilda, il coordinatore nazionale del sindacato Rino Di Meglio ha parlato degli insegnanti come di “cittadini un po’ più cittadini degli altri”.

Con Renza Bertuzzi, responsabile di redazione della rivista, approfondiamo la questione. 
“L’affermazione del coordinatore nazionale ci permette di ritornare su un tema che la Gilda ha sempre sostenuto, la funzione del docente, secondo la Costituzione”.

In che senso?
“Il ruolo dei docenti discende dalla Costituzione, nella quale, tra le diverse interpretazioni dottrinali, è prevalsa quella che assegna alla scuola un carattere educativo e non solo informativo, poiché essa tende alla formazione delle nuove generazioni. Così, il D.L. 16 aprile 1994, n. 297 (Parte III, titolo I, Capo I) afferma che la ‘funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’ attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità’”.

E perché da questo ne dovrebbe discendere che il docente è un po’ più cittadino degli altri?
“Semplicemente perché svolge un ruolo che qualcuno più esperto di noi ha definito un “ mandato sociale”, a formare i cittadini.
Non c’è nulla di azzardato, dunque, nell’ affermazione di Rino Di Meglio che ha inteso sottolineare questo principio, oggi disatteso tra le fantasiose invenzioni della funzione del docente : da mediatore culturale a stimolatore dell’ apprendimento”.

C’è però il rischio che nell’immaginario collettivo si crei l’idea che chi è più cittadino ha anche più diritti degli altri (e il passo da diritti a privilegi è facile, soprattutto quando si parla di dipendenti pubblici)…
“Niente affatto: un cittadino più cittadino degli altri dovrà avere consapevolezza più piena – e quindi più responsabilità- dei suoi diritti e dei suoi doveri, dovendo trasmetterli a chi cittadino consapevole dovrà diventare. La triste realtà, purtroppo, è ben altra: oggi ormai, in regime di Costituzione materiale, questo e altri criteri della nostra Carta sono stati rimossi, anche da chi dovrebbe farli valere”.

Reginaldo Palermo

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