Dopo la notizia della risposta del Parlamento europeo ai docenti vincolati di cui avevamo dato conto nei giorni scorsi e dopo le precisazioni del Ministero che aveva assicurato che l’interlocuzione con l’Europa procede senza sosta, nulla si è più saputo sulla questione.
Si dice che “nessuna nuova, buona nuova”, ma in questo caso il silenzio di cui è coperta la vicenda non fa presagire nulla di buono.
Se ci fosse stata qualche “apertura” da parte delle autorità europee gli esponenti politici che più di altri seguono la vicenda avrebbero certamente dato qualche notizia, se non altro per dare qualche prima parziale rassicurazione alle migliaia di docenti che da giorni, anzi da settimane, continuano a protestare sui social.
Per quanto se ne sa in questo momento sembrerebbe che l’Europa non abbia nessuna intenzione di cambiare la propria posizione sull’argomento; secondo qualcuno, anzi, potrebbe esserci persino un irrigidimento di Bruxelles nei confronti delle richieste dell’Italia anche se per motivi che nulla hanno a che vedere con le questioni scolastiche.
Come è noto l’UE sostiene che, a suo tempo, era stata l’Italia stessa a introdurre i vincoli per garantire maggiore continuità didattica, obiettivo peraltro previsto dallo stesso PNRR: cancellando i vincoli – affermano i tecnici di Bruxelles, si rischia di mettere a rischio gli stessi obiettivi del Piano.
Dal Ministero stanno replicando e dicono che la continuità è certamente molto importante ma che non ha nulla a che vedere con i vincoli,
Intanto il tempo passa e manca sempre meno alla pubblicazione dell’esito delle operazioni di mobilità.
L’ordinanza ministeriale, emanata senza nessuna intesa con i sindacati, ha permesso ai vincolati di presentare domanda con riserva: se i vincoli saranno cancellati la domanda potrà essere presa in considerazione, in caso contrario sarà cestinata.
La cancellazione dei vincoli, però, è subordinata non solo al via libera dell’UE ma anche ad un provvedimento di legge urgente.
Ed è per questo che, ormai, è lotta contro il tempo.
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