Tutta la partita sindacale sulla mobilità docenti si gioca attorno al fatto che vincolare gli insegnanti in province lontane dalla propria residenza comporta dei costi estremamente elevati, per il personale scolastico, fronte di stipendi d’inizio carriera che non superano i 1.200 o 1.300 euro netti mensili. Ricordiamo che l’ultimo rapporto Eurydice ci informa che i nostri insegnanti prendono mediamente 8mila euro l’anno in meno dei colleghi europei. E se andiamo a dettagliare questo dato va detto che la media degli stipendi degli insegnanti è appena superiore ai 30 mila euro lordi annui. A inizio carriera prendono meno di 25 mila euro, poi col tempo il compenso cresce, grazie a passaggi da un “gradone” all’altro, che fanno attendere tra i cinque e gli otto anni.
La situazione, per i fuori sede, è aggravata dall’aumento dei prezzi di questi ultimi mesi, situazione che toccherà il massimo di drammaticità con quella che il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani definisce la stangata d’autunno. Il coordinamento docenti ha preso in considerazione le stime pubblicate dal Codacons: parliamo di un aumento dei prezzi che graverà su ogni famiglia con una spesa di 711 euro aggiuntivi, derivante dai prodotti alimentari, dalla benzina, dal materiale didattico, dal mutuo e, specialmente, da luce e gas.
Considerazioni a partire dalle quali il CNDDU invita il Ministero dell’Istruzione ad attuare urgentemente interventi atti a sostenere i docenti fuorisede, in particolare i docenti di ruolo che da anni chiedono il ricongiungimento e sono bloccati senza motivo nelle sedi di destinazione della legge 107/2015.
“Si potrebbe ipotizzare un bonus temporaneo di 300 / 400 euro mensili certificabili – propone Romano Pesavento, presidente del Cnddu – per un immobile in affitto o per sostenere le spese relative ai viaggi finalizzati al ricongiungimento familiare, da erogare per supportare le famiglie in un periodo limitato, da concedere in attesa del trasferimento”.
“Ribadiamo il concetto già in più occasioni sostenuto – continua – che uno stipendio medio da docente pari a 1.400, euro per chi fosse monoreddito, fuorisede e non proprietario di casa, diventa scandalosamente insufficiente quando tra affitto e bollette metà stipendio viene intaccato abbondantemente. Diventa difficile sostenere le spese mediche o in caso di caregiver intraprendere frequentemente viaggi per prestare cure necessarie e assistenziali ai propri congiunti malati”.
“A tal proposito – conclude il presidente del Cnddu – proporremmo in via del tutto straordinaria un decreto urgente sulla mobilità per il rientro dei docenti di ruolo fuorisede. È giusto puntare molto sulla formazione e sull’aggiornamento ma è altrettanto doveroso occuparsi dei problemi reali delle persone”.
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