Durante l’appuntamento della Tecnica della Scuola live di mercoledì 27 ottobre, si è parlato di docenti vincolati. Diverse migliaia di precari che poi sono stati assunti in ruolo negli anni e che a partire dall’algoritmo della “Buona scuola” del 2006 si sono trovati ingabbiati in una provincia, in una città, in una scuola, molto distante dai loro affetti, dai loro interessi, dalla loro città madre, come ha spiegato il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani. Negli anni la norma si è sempre più inasprita fino a che non siamo arrivati alla legge 159 del 2019 che ha introdotto il vincolo quinquennale, un vincolo che comporta la mancata possibilità da parte dei neoimmessi in ruolo di potersi spostare per un quinquennio. Grazie alle battaglie sia politiche sia sindacali ma soprattutto delle associazioni, dei comitati spontanei che si sono venuti a creare nell’ultimo periodo, questo vincolo con la legge 106 è venuto meno, però non del tutto perché si è semplicemente ridotto da 5 a 3 anni. Si continua però a chiedere un’ulteriore riduzione.
A proseguire la battaglia c’è il Comitato Nazionale Docenti Vincolati con la sua presidente Angela Mancusi:
“Un problema che attanaglia 81mila docenti, è un problema perché si fa fatica a vivere in questo modo, ci siamo organizzati dal 27-28 agosto dello scorso anno, ci siamo ritrovati una cosa che non conoscevamo. Il vincolo è retroattivo, non era previsto nelle nostre graduatorie ad esaurimento, nei nostri bandi concorsuali e non dobbiamo averlo. Abbiamo presentato una piattaforma alla vice capo di gabinetto che è stata sviluppata in quattro punti: il primo prevede che si ripristini la mobilità come materia contrattuale, quindi che i sindacati possano prevedere mobilità o deroghe alla mobilità. Il secondo punto è l’abrogazione in toto dei vincoli, sia di quello imposto ai neoassunti dal 2020/21 sia l’ulteriore vincolo a tutti i docenti di ruolo, abbiamo visto che col Dl sostegni bis è stato introdotto un successivo vincolo, quindi diciamo che noi vincolati avremmo due vincoli ogni tre anni. Il terzo punto è una mobilità all’interno della Regione in cui si è preso il ruolo, spesso si è parlato di un esodo Nord-Sud, ma abbiamo dimostrato che quest’esodo non ci sarebbe, la quasi totalità dei docenti ha svolto un concorso regionale, alcuni avevano delle graduatorie ad esaurimento, come me nella mia provincia bloccata a 142 chilometri di distanza. Il quarto punto è la mobilità annuale nazionale per tutti. I docenti devono essere liberi di spostarsi come vogliono e quando vogliono. Da un sondaggio che abbiamo fatto è emerso che il 70% vuole spostarsi tra province della stessa Regione. La Lombardia è la Regione dove sono stati fatti più pasticci, mi ritrovo colleghe spostate da Milano a Bergamo o a Brescia”.
“Quando diciamo di volerci avvicinare a casa – spiega Mancusi – non significa voler stare nel Paese di residenza ma a una distanza che si può affrontare. Non è solo un problema di lontananza, ho un collega vicino al luogo di residenza ma non si trova bene in quella scuola. I docenti devono lavorare bene. Io impiegavo 7 ore solo per spostarmi e 5 di lezione. I posti ci sono. Molti docenti hanno rifiutato il ruolo per colpa del vincolo. È anche un problema economico, con uno stipendio di 1400 euro si devono affrontare costi di vitto e alloggio e spesso si tratta di doppie spese.
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