Attualità

Docenti vincolati in rivolta contro politica e sindacati, ma c’è chi dice (Mario Pittoni per esempio) che c’è ancora qualche spiraglio

La questione dei vincoli alla mobilità sta scatenando sui social una vera e propria rivolta nei confronti della politica ma anche degli stessi sindacati.
Le accuse, nei confronti degli uni e degli altri, si sprecano.
Sotto accusa innanzitutto i politici della attuale maggioranza che, durante la campagna elettorale, non si erano risparmiati in dichiarazioni roboanti con promesse più o meno improbabili.
Nelle centinaia di commenti che si leggono nella pagina Facebook del Comitato dei docenti vincolati ricorre quasi sempre lo stesso racconto:  “In campagna elettorale avevate detto che avreste difeso i vincolati perché credete nei valori della famiglia”.
Oppure: “Abbiamo fatto male a fidarci, siete tutti uguali”.
Ma ce n’è anche per i sindacati accusati di non difendere i docenti e di essere “complici” della politica; anche se per la verità va detto che se i sindacati non riescono ad ottenere i risultati sperati è anche perché con un contratto integrativo risulta del tutto impossibile superare vincoli che sono imposti dalla legge.
In molti ricordano però che i vincoli attuali sono contenuti del DL 36 del 2022 che venne votato da tutte le forze che sostenevano il Governo Draghi, e anche dalla Lega che però aveva assicurato che, non appena arrivati al Governo avrebbe provveduto a modificarlo radicalmente.

Nelle ultime ore Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega, ha cercato di buttare acqua sul fuoco: “Se forze di maggioranza e fronte sindacale sono d’accordo sull’urgenza di superare il vincolo di permanenza dei docenti, spaccafamiglie e ormai economicamente insostenibile senza peraltro garantire continuità didattica agli studenti, va trovato il modo per riuscirci. La partita non è chiusa. Con il ministero lavoriamo a un nuovo confronto con Bruxelles, visto che le risposte tardano”.
Aggiungendo anche una nota polemica nei confronti dei “protestatari” e del Comitato: “Chi senza documentarsi spara a zero contro tutto e tutti perché la questione non è ancora risolta, non rende un buon servizio alle vittime del vincolo. Si rischia l’effetto opposto”.

Ma, a leggere i commenti su Facebook, sembra che la protesta tocchi, seppure in misura minore, anche l’ex senatore leghista di cui, solo pochi mesi fa, gli stessi docenti chiedevano la sua investitura come Ministro o almeno come sottosegretario.
Insomma, come spesso accade nel mondo della scuola, il passaggio dal ruolo di “salvatori della patria” a quello di nemici numero dei precari, dei vincolati e di tante altre categorie, è davvero questione di un attimo.

Reginaldo Palermo

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