Sbaglia di grosso chi pensa che nelle nostre scuole si annidino docenti dediti alla violenza nei confronti dei loro alunni: in realtà, si parla in media di un episodio di rilevanza nazionale ogni tre giorni. E si devono quasi sempre per usura psicofisica, derivante da decenni di faticoso insegnamento, anche con classi da 30 e più alunni, dinanzi al quale lo Stato si disinteressa.
Non a caso, quasi sempre l’età dei docenti indagati e andati a processo per presunti maltrattamenti sui loro allievi, supera i 50 anni di età. Questi insegnanti, in realtà sarebbero vittime di patologie professionali, quasi sempre di tipo psichiatrico, però non riconosciute dallo Stato italiano.
A sostenere con forza tale tesi, è il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in stress da lavoro correlato: intervistato dall’Adnkronos, al medico è stato chiesto i motivi dell’escalation di questi episodi, con parte della politica (anche trasversale ai partiti), ma anche dell’opinione pubblica, che invoca l’uso permanente di sistemi di videosorveglianza all’interno delle classi.
Sono passati pochi giorni dall’inizio dell’anno è già sono almeno tre i casi di maltrattamenti. Ma è soprattutto la tendenza degli ultimi anni a preoccupare: il numero di denunce di violenze da parte dei genitori in un solo anno è addirittura raddoppiato.
“Dobbiamo renderci conto che, senza un intervento concreto e sollecito da parte delle istituzioni, con il passare del tempo la situazione peggiorerà“, dice Lodolo d’Oria all’agenzia di stampa.
“Da cinque anni a questa parte – continua -, da quando il fenomeno è sensibilmente aumentato, mi occupo delle numerose denunce di presunti maltrattamenti da parte delle maestre a danno dei propri alunni che supera oggi di gran lunga i 100 casi all’anno – sottolinea l’esperto di burnout (o esaurimento da lavoro) – Uno dei problemi fondamentali è che le nostre maestre sono diventate le più vecchie d’Europa”.
“Negli ultimi 20 anni sono state fatte quattro riforme previdenziali sostanzialmente al buio. Si è passati dalle baby pensioni alla Fornero, che è sbagliata perché non ha tenuto conto dell’usura psicofisica e della anzianità di servizio cioè ha trascurato le malattie professionali degli insegnanti ancora oggi da riconoscere ufficialmente dalle istituzioni. Il 90% dei casi a processo, che ho analizzato, riguarda maestre con più di 55 anni e con almeno 30 anni di anzianità di servizio”.
Secondo l’esperto di burnout, inoltre, c’è un ricorso eccessivo alle forze dell’ordine: “il ruolo del dirigente scolastico, in questi casi, è imprescindibile essendo responsabile dell’incolumità dei bambini che frequentano il suo istituto”.
“Quindi di fronte a presunti maltrattamenti, i genitori dovrebbero rivolgersi in prima battuta a lei o lui che conosce le gerarchie, le competenze, le incombenze e ha tutti gli strumenti per intervenire, ma visto che per molti è necessario che le Forze dell’ordine intervengano a ristabilire le storture nella scuola, almeno forniamo loro le necessarie conoscenze gestionali e le relative dinamiche per intervenire. E quindi perché i ministeri dell’Istruzione e della Giustizia di fronte a questo fenomeno non si sono mai confrontati?”.
“In Italia le malattie professionali degli insegnanti non sono ancora ufficialmente riconosciute e questo è un grosso problema – continua Lodolo d’Oria – l’80% delle diagnosi di inidoneità sono di tipo psichiatrico. Ma noi non abbiamo a disposizione i dati nazionali che potrebbero invece far sì che queste malattie vengano definite. L’ufficio III del ministero dell’Economia mi ha negato i dati sulle inidoneità all’insegnamento per causa di salute nel 2015 e di nuovo ai sindacati Gilda e Anief nel maggio 2018″.
“Detto questo, a chi chiede telecamere nei nidi e nelle scuole dell’infanzia rispondo con una domanda: non è meglio che a ripristinare la normalità nell’ambiente scolastico sia colui che è preposto a questo compito? Il principale interlocutore è sempre e comunque il dirigente scolastico, che è chiamato ad assumere tutte le iniziative utili a scongiurare un qualsiasi danno psicofisico ai minori. Anche per i tempi lunghi che necessariamente richiedono le indagini”.
“I poteri del dirigente vanno dal semplice richiamo verbale alla sospensione cautelare – ricorda l’esperto – qualora l’origine delle violenze al minore fosse verosimilmente imputabile a turbe psichiche del docente, il dirigente scolastico ha la facoltà di richiedere un accertamento medico d’ufficio in Collegio Medico di Verifica che fa capo al ministero dell’Economia. Per gli agenti a cui viene sporta la denuncia di presunti maltrattamenti la scuola rappresenta un pianeta inesplorato”.
“Più che le telecamere – continua Lodolo D’Oria – sarebbe importante applicare il decreto legge 81/08 che, all’articolo 28, prevede la prevenzione e il monitoraggio dello Stress lavoro correlato per la tutela della salute dei docenti, un decreto che non è mai stato finanziato”. “Sono pochi i dirigenti che fanno prevenzione e spesso lo fanno male, con test anonimi e dalle domande inadeguate”, aggiunge convinto che “la sicurezza e incolumità dei bambini passi attraverso la salute (mentale) degli insegnanti“.
“Insomma, è scandaloso che le istituzioni non si siedano a un tavolo per trovare una soluzione a un fenomeno in crescita – conclude -: i ministeri dell’Istruzione e di Giustizia non possono continuare a far finta di niente. Sarebbe necessario istituire un tavolo interistituzionale per affrontare il duplice fenomeno dei maltrattamenti nei confronti della piccola utenza così come quello delle violenze sui docenti”, conclude il medico.
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