Riceviamo e pubblichiamo volentieri il documento del collegio docenti della Scuola Primaria Statale di Roma, I.C. Margherita Hack che è scaturito da tre incontri per rispondere all’invito del governo sul documento “La Buona Scuola”.
Il Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo “ Margherita Hack” di Roma riunitosi in data 11 novembre 2014, intende partecipare alla consultazione messa in atto dal Governo, e dopo un’attenta lettura del documento, dopo essersi riunito in 3 sottogruppi di consultazione, esprime perplessità sui seguenti aspetti.
Si richiede una maggiore chiarezza sui criteri di assunzione dei 148.000 precari. Sembra chiaro che se i precari sono aventi diritto al posto di lavoro, questa manovra non sia un “regalo “ ma un atto dovuto.
Si ritiene giusto che anche i docenti appartenenti alla seconda fascia, che già insegnano da alcuni anni e sono abilitati, siano inclusi nella manovra di assunzione.
Inoltre, ci si domanda se, per parte dei futuri neo assunti, si garantirà la formazione negli ambiti di sostegno, musica ed educazione fisica e per l’insegnamento della Lingua 2 nella Primaria.
Si vuole qui sottolineare l’importanza dei docenti di sostegno per la realizzazione di una scuola veramente inclusiva, dato che le graduatorie in tale settore risultano esaurite già da tempo.
Alla luce dell’esperienza quotidiana nel mondo della scuola, il Collegio ritiene che “ il nuovo status giuridico dei docenti” non possa prescindere da una nuova forma contrattuale, dove venga riconosciuto il ruolo unico docente e l’ equiparazione del titolo di studio nonché dell’abilitazione per tutti gli ordini di scuola.
E’ necessaria una vera riforma, che non sia ancora una volta subordinata alle esigenze economiche del Paese.
Si apprezza il proposito di “tornare a vivere l’istruzione e la formazione non come un capitolo di spesa della Pubblica Amministrazione, ma come un investimento di tutto il Paese su se stesso”, tuttavia non si riscontra un reale piano di investimenti sulla scuola leggendo la Legge di stabilità, dove compaiono di nuovo tagli.
La scuola italiana ha bisogno di nuovi investimenti. Purtroppo, in Italia la spesa per l’Istruzione è al penultimo posto in rapporto alla spesa pubblica e ciò non favorisce il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro dei docenti.
Il contratto nazionale di lavoro è fondamentale per la riuscita di un progetto veramente innovativo e democratico di cambiamento della scuola italiana, in quanto esso determina i punti principali della funzione docente: ruoli, competenze, orari, ferie, congedi, retribuzione. A tale proposito si fa notare che fino al 2019 non sono previsti, in ogni caso, aumenti di stipendio, già bloccati dal 2009. Questa è una grande perdita economica che stride con la proposta di legge, quando parla di ‘guadagno’ per i docenti con il nuovo sistema di crediti.
Si nota inoltre che, nel disegno di legge, non si parla di personale ATA, fondamentale nel funzionamento dell’organizzazione scolastica, mentre la finanziaria taglia in questo settore posti di lavoro.
Si auspica inoltre che anche negli istituti comprensivi venga inserita una figura di assistente tecnico per agevolare la sempre maggiore digitalizzazione a cui gli istituti vanno incontro .
La progressione economica dei docenti oggi legata all’anzianità di servizio viene esemplificata, nel documento, tramite una tabella dove i compensi riportati sono lordo Stato. Ciò potrebbe risultare fuorviante per tanti insegnanti poiché di non facile consultazione. Nella realtà, i conteggi sono ben diversi.
Si ritiene essenziale che la progressione di carriera in base all’anzianità non scompaia del tutto. Essa potrebbe essere accelerata dalla progressione per merito, in percentuali da ridefinire.
E’ chiaro che la percentuale del 66% per l’accesso agli scatti non si può considerare un criterio equo di assegnazione del merito. Infatti, se ci si trovasse di fronte ad un collegio tutto meritevole o al contrario in maggioranza non meritevole, questa quota fissa non renderebbe lo scatto stipendiale equo su scala nazionale.
Il contorto sistema di mobilità presenta due forti punti di criticità: una rincorsa squalificante ed avvilente per i docenti verso gli istituti meno meritevoli per fare carriera, nonché i danni che questo turn over recherebbe agli alunni, verso i quali non sarebbe più garantita alcuna continuità didattica.
Nella sezione riferita ai finanziamenti esterni si scrive : “rendere accattivante la scuola per ottenere finanziamenti” questo non è in linea con una scuola che debba progettare per il raggiungimento della sua offerta formative e non per ottenere fondi. Su questo punto, ampiamente discusso, il Collegio esprime il timore che la scuola possa essere tenuta in pugno da chi la sovvenzionerà. Ravvisa inoltre il rischio che essendoci nelle grandi città ampie zone meno abbienti, se le scuole che insistono su questi territori non potessero accedere ai fondi dello Stato, non offrirebbero le stesse opportunità degli studenti che vivono in zone più facoltose, andando quindi a ledere un equo diritto allo studio. Pertanto si propone di esplicitare regole chiare di collaborazione con privati del territorio dove opera l’istituzione scolastica. Dovrà risultare centrale la funzione della scuola come istituzione pro-attiva, mentre i privati potranno soltanto sostenere e promuovere la progettualità della scuola stessa, fermo restando che non debbano mancare forti investimenti da parte dello Stato.
In conclusione, si ribadisce l’importanza del Collegio Docenti e degli altri Organi Collegiali per il buon funzionamento democratico del mondo della scuola, crocevia di relazioni tra le varie parti di un sistema complesso, che necessita di nuovi investimenti economici per raggiungere il successo formativo che una scuola davvero “ buona” deve poter garantire a tutti.