La Premessa del Documento sulle linee guida assicura che nel mese di settembre le attività scolastiche riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza e nel rispetto delle indicazioni contenute nel Documento Tecnico da cui è tratto e riportato per la sua rilevanza il seguente stralcio: “Il distanziamento fisico (inteso come un metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione…”
Il distanziamento di un metro tra le rime buccali – nuovo burocratese- non è altro che la distanza tra bocca e bocca degli alunni.
Considerando tale distanza avanti, dietro, a destra e sinistra, ne deriva uno spazio procapite di 1 mq.
Questo paradossalmente comporta quasi un dimezzamento dello spazio disposto da una legge di molto antecedente, ma spesso disattesa, (DM 18/12/ 1975) che dispone 1,96 mq per alunno alle superiori e 1,80 mq per i più piccoli.
Insomma, invece di distanziare si riducono gli spazi!
Il Documento sulle linee guida che, dopo lunga elaborazione, anticipazioni e anche una bozza, ha visto la luce il 26/06/20, assicura, per garantire il corretto avvio dell’anno scolastico, uno stanziamento economico complessivo di 1 miliardo di euro.
In una lettera successiva di pochi giorni fa, indirizzata alla comunità scolastica, la Ministra rettifica e afferma di aver mobilitato nuove risorse per un ammontare di 4,6 miliardi di euro.
Ci sia concessa qualche perplessità a riguardo, dal momento che dall’inizio della pandemia la Ministra, spesso, è ricorsa ad annunci e proclami roboanti per poi tornare sui suoi passi -ultimo l’episodio della scuola di Scampia-
Pur prendendo per buona l’entità dei finanziamenti, dato l’esiguo tempo a disposizione fino all’inizio delle lezioni, dubitiamo che possa essere mantenuta la promessa/premessa di un ritorno in presenza a settembre per tutti.
Ricordiamo che la parola chiave rimane “distanziamento,” condizione necessaria per un ritorno in presenza.
Considerando l’attuale numero medio di alunni per classe e la capienza media delle aule scolastiche, l’unica soluzione sarebbe dimezzare il numero di alunni e raddoppiare quello degli insegnanti.
Ma questo richiederebbe grandi risorse e celerità massima, invece, il concorso per il reclutamento dei nuovi docenti si espleterà solo in autunno e l’individuazione di nuovi spazi è affidata ad un elaborato Sistema di Coordinamento a livello nazionale e periferico, con gli enti locali, le autonomie territoriali, le istituzioni scolastiche e tutti gli autori coinvolti nell’ambito del sistema di formazione e di istruzione.
In un contesto ideale e virtuoso tutto ciò sarebbe desiderabile e auspicabile, ma non nelle attuali condizioni.
Quale dirigente scolastico non si è scontrato durante la sua carriera con le lentezze e i lacci burocratici degli enti locali?
Bisognerebbe imprimere un’accelerazione straordinaria ai due settori che da anni attendono il compimento di processi di semplificazione: scuola ed enti locali.
Tutto è possibile, se si cambia rotta, ma certo non entro settembre!
La parola chiave è sempre “distanziamento”.
Ecco che gli autori del Documento propongono la ricerca di nuovi spazi: parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei…
Proposta allettante, che configura una visione innovativa della scuola e dell’educazione: una scuola che esce dai confini angusti delle mura scolastiche e si apre ad un’ educazione diffusa che include il modo esterno e lo fa entrare di diritto nella formazione dei giovani.
Peccato che a settembre tutte le scuole saranno alla ricerca contemporaneamente di tali spazi alternativi e che i patti territoriali vadano preparati con cura, stabilendo compensi, compiti e responsabilità.
Le linee guida, giustamente, pongono l’accento sull’autonomia.
Nessuno ignora che l’Italia è composta da tante realtà scolastiche inserite in territori estremamente difformi tra loro per disponibilità economiche ed organizzative.
Per settembre le scuole “di eccellenza” avranno meno difficoltà ad organizzare il rientro in classe, rispettando il distanziamento.
Molte altre, invece, prima ancora dell’emergenza, in carenza di spazi, lontane dall’ effettiva dematerializzazione delle segreterie scolastiche e con scarsa dimestichezza della didattica E-learnin, non disporranno dei tempi necessari per garantire un ritorno in classe a tutti gli studenti entro settembre e necessariamente dovranno ricorrere ad una didattica a distanza in forme alternate.
Le linee guida per essere operative avrebbero dovuto vedere la luce tra aprile e maggio.
La scuola di secondo grado quest’anno avrebbe potuto fare a meno di un esame in presenza che di fatto ha bloccato i lavori della ripresa a settembre per un intero mese.
Tempo prezioso che si sarebbe dovuto impiegare per la formazione dei docenti ad una didattica tecnologica da svolgere in presenza, per reperire o mettere a norma il gran numero di strutture scolastiche che non lo sono e dare la giusta formazione e supporto alle scuole per utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione dall’Europa.
Il timore, invece, è che tali fondi, nella foga del momento saranno spesi male, in acquisti non strutturali e che, pertanto, avranno scarsa incidenza su un reale rinnovamento della scuola italiana.
Questo documento sembra non accontentare nessuno: i presidi lamentano un eccessivo carico di responsabilità, gli insegnanti sono ormai da decenni esclusi dalla possibilità di esprimere il loro parere, le famiglie premono per un ritorno in presenza ma non si sentono rassicurate.
L’insicurezza è, come ha giustamente sottolineato Molinari, direttore di Repubblica, la cifra che ha caratterizzato l’operato della Ministra.
I contorni del disegno sono appena definiti, ma manca una progettualità con scansioni e metodiche certe.
Il Documento appare come una bella cornice da riempire, ma settembre si avvicina e il futuro assume i contorni vaghi dell’incertezza.
Eugenio Benvenuto
Valeria Longobardi
Rossella Rea
Nunzia Sorrentino