Il Presidente dal Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, durante una visita a Roma con il professor Domenico de Masi (a destra) - Giugno 2023 -Foto: Ricardo Stuckert/PR
Domenico De Masi ci ha lasciati: il sociologo molisano, docente emerito di Sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma, dove è stato preside della facoltà di Scienze della Comunicazione, solo 20 giorni fa aveva scoperto di soffrire di una malattia invasiva. Aveva 85 anni, gli ultimi dei quali passati a combattere diverse battaglie del M5s.
De Masi era nato a Rotello ed ha insegnato a lungo Sociologia del lavoro e delle organizzazioni, studiando a fondo la società post industriale: volto noto della televisione nazionale, una delle sue idee per le quali si è sempre battuto era quella di non schiavizzare mai l’uomo per il lavoro e di allargare il diritto alla libertà personale. Non a caso, durante la pandemia da Covid ha più volte ricordato l’importante dello smart working.
Ha scritto decine di libri, tra i quali Il lavoro nel XXI secolo, Ozio Creativo, Lavorare gratis, lavorare tutti, Perché il futuro è dei disoccupati, Mappa mundi: modelli di vita per una società senza orientamento.
Decisiva, per la sua formazione, la visita a Parigi, dopo la laurea, dove ha conseguito il dottorato in Sociologia del lavoro, con Alain Touraine docente. Fondamentale anche l’incontro con Adriano Olivetti.
La carriera accademica prende il via a Napoli, dove diventa assistente di Sociologia all’Università Federico II.
Tra le sue ultime pubblicazioni, La felicità negata, Lo Stato necessario e Smart working, La rivoluzione del lavoro intelligente.
Ha fondato tra l’altro la S3.Studium, la scuola triennale di specializzazione post laurea in scienze organizzative, e la Sit, Società Italiana Telelavoro.
Molto sentite le parole del M5s: “Dall’ozio creativo al lavoro agile. Con Domenico De Masi – scrivono i “grillini” – ci lascia un fine intellettuale, precursore dei tempi con le sue teorie innovative e difensore dei diritti sociali e civili. Da preside della Facoltà di Sociologia della Comunicazione de “La Sapienza” aveva dimostrato di essere sempre dalla parte dei più deboli e dei giovani, il suo chiodo fisso. Le nostre condoglianze alla famiglia e alla comunità di Ravello, comune che aveva apprezzato negli anni il suo attivismo culturale e il suo impegno sociale”.
Uno dei suoi leitmotiv è stato “l’ozio creativo” da lui definito come “unione di lavoro con cui produciamo ricchezza, di studio con cui produciamo sapere e di gioco con cui produciamo allegria”.
Gino Cecchettin ha ragione: la barbara cultura del femminicidio è dura a morire e bisogna…
Scaduto il termine ultimo per presentare la domanda di mobilità per il personale ATA, non…
È necessario sapere che in questi giorni gli uffici scolastici provinciali stanno lavorando per autorizzare,…
L'inclusione è un valore fondamentale della nostra società, un principio che deve permeare ogni aspetto…
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, scrive una lettera alla professoressa di Mazara del Vallo che ha denunciato per prima…
Ogni volta che l’Istat diffonde i dati sull’andamento della popolazione del Paese si susseguono le…