Sono stati con i ragazzi difficili che vivevano nelle borgate e li hanno strappati alla strada con metodi educativi e formativi efficaci, improntati al rispetto dell’altro cercando di far venir fuori il meglio che possedevano.
San Giovanni Bosco e don Lorenzo Milani, due figure del Novecento italiano che hanno speso la loro vita per i ragazzi recuperandoli dalla strada e indirizzandoli verso un’istruzione professionalizzante, quella cioè di far apprendere un mestiere: falegname, ciabattino, muratore, imbianchino.
Si tratta di due testimoni del tempo che hanno capito e compreso che i ragazzi che non potevano studiare (oggi, invece, non vogliono studiare) venivano avviati ad apprendere un mestiere che permettesse loro non di essere abbandonati dalla società, ma inseriti nel sistema lavorativo come apprendisti. Don Bosco ha adottato un modello educativo e formativo molto efficace, ossia il “sistema preventivo”, cardine ancora oggi della formazione degli allievi delle scuole salesiane. Don Bosco si è speso tanto per i giovani, istruendoli, educandoli, formandoli, togliendoli dalla strada, dando aiuto morale e materiale soprattutto all’infanzia abbandonata, alle mamme sole che vivevano in stato di povertà.
Il santo dei Salesiani si è speso veramente tanto che si può dire che persino “il suo vestito da prete si era consumato, logorato, strappato e fatto a brandelli”. I giovani, quindi, che non potevano studiare avevano l’opportunità di imparare un mestiere che permettesse loro di guadagnare per vivere.
Don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana, di cui si sono celebrati i cinquant’anni della sua morte, è stato anch’egli molto vicino ai bambini e agli adolescenti poveri, impartendo loro un’istruzione elementare perché imparassero a leggere e scrivere. Don Milani raccoglieva i bambini dalla strada e li portava a casa sua istruendoli ed educandoli.
Con questo ha contribuito a costruire scuole, dormitori perché questi adolescenti sentissero il calore di chi li amava veramente.
Il suo sistema educativo e formativo, il suo pensiero e la sua ideologia sono chiaramente espressi in alcuni scritti di don Milani raccolti in volume e tra questi ci preme ricordare il famoso “Lettera a una professoressa” rimasta, ancora oggi l’opera cardine per capire e comprendere la lezione umana, cristiana e sociale di don Lorenzo Milani. In un mondo avaro di valori, di sentimenti genuini ed autentici ci vorrebbero tanti don Bosco e altrettanti do Milani per indirizzare la gioventù del nostro tempo (che non vuole studiare per formarsi un avvenire) verso un’istruzione professionalizzante, ossia una scuola dei mestieri, per poi, attraverso opportuni corsi di formazione, essere inseriti nel circuito lavorativo.
Le figure di don Bosco e di don Milani appaiono oggi sempre più urgenti perché rappresentano lo specchio di un mondo ormai tramontato per sempre, mondo in cui il rispetto per le persone e le cose, l’educazione, lo studio serio e appassionato, l’impegno, il sacrificio, l’onesta, avevano ancora un fondamento. Fondamento, purtroppo, che nella società contemporanea è scomparso.
Occorre, quindi, ripensare ad un percorso formativo professionalizzante per quei ragazzi che non amano i libri, lo studio, in quanto provengono sfortunatamente da un contesto sociale in cui il libro e lo studio è la cosa più lontana a cui pensare. Ecco per loro un apprendistato formativo, l’apprendere un mestiere o un accompagnamento individualizzato è opportunità da cogliere, adottando sia il sistema “preventivo” dei Salesiani sia la lezione profonda del prete di Barbiana.
Mario Bocola
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