Il 27 maggio 1923 nasceva a Firenze Lorenzo Milani.
Dopo un periodo tormentato, nel 1943 decideva di entrare in seminario con l’intenzione di prendere i voti, cosa che avvenne nel 1947.
Nei primi anni del suo sacerdozio operò a Calenzano dove collaborò attivamente alla realizzazione di una scuola popolare per gli operai del territorio.
A causa di contrasti con la Curia nel 1954 venne mandato a Barbiana, una piccola frazione di montagna del Comune di Vicchio, nel Mugello e qui si svolse la sua straordinaria esperienza di prete e di maestro.
Non bisogna dimenticare che in quegli anni non esisteva ancora la “scuola media unica”, le bocciature, anche nella scuola elementare, erano la regola; con l’entrata in vigore della riforma della scuola media, nell’ottobre del 1963, la situazione iniziò a cambiare, ma non molto, anche perché i docenti della scuola riformata non erano stati adeguatamente preparati ad affrontare i problemi che si stavano ponendo.
Per quell’epoca le idee di Don Milani erano certamente “contro corrente”: “La scuola che boccia – diceva – è come un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
A partire dalla metà degli anni 60, con i ragazzi di Barbiana, decide di raccontare in un libro l’esperienza culturale e pedagogica che si stava realizzando nel piccolo paese.
Pur gravemente ammalato, aiuta i ragazzi a porta a termine il lavoro: il libro viene pubblicato nel maggio del 1967 con il titolo di Lettera ad una professoressa.
Nel mese di giugno dello stesso anno, don Lorenzo muore, a soli 44 anni.
La Lettera fu quasi subito un “caso” editoriale e con il passare degli anni diventò uno dei testi pedagogici più letti e più studiati.
Il 26 maggio alle ore 16.30, in occasione dell’anniversario della nascita, la nostra testata proporrà una diretta con esperti che ben conoscono il lavoro e l’opera del “Priore di Barbiana”; sarà presente anche un suo ex alunno.
Nella intervista che vi proponiamo ora, parliamo con Pamela Giorgi, prima ricercatrice dell’Indire, che alcuni mesi sta coordinando un gruppo di lavoro che cura un apposito “spazio Don Milani” nel sito dell’Istituto.
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