Nei giorni scorsi hanno destato scalpore le notizie sugli abusi sessuali di docenti nei confronti di alunni adolescenti.
Sui vari casi che hanno sconvolto il mondo della scuola, interviene Don Mazzi sul proprio sito.
Il prete si scaglia contro la classe politica e non è tenero nemmeno nei confronti della scuola:
“Ancora una scuola, ancora un docente, ancora nelle ore di ripetizione. E, soprattutto, ancora abusi su adolescenti. Prima di farmi domande dolorose sull’apertura mentale e sulla miopia pedagogica dei responsabili di fior di licei e di istituti pubblici e privati, voglio inviperirmi con quei saltimbanchi politici che si preparano alle elezioni senza occuparsi della scuola e dei nostri e loro figli”.
E ancora: “Non mi interessano i particolari degli abusi compiuti dal professore di Lettere sulla quindicenne in un’aula scolastica. Mi interessa la superficialità con la quale, anche nelle scuole più quotate, vengono seguite le situazioni degli allievi”.
“Credersi fuori dalle vicende quotidiane, pensare che alcune porcherie possano accadere a tutti, tranne che a noi, non solo è un atto di ignoranza ma è, soprattutto, segnale di superficialità, di poca serietà nel fare il proprio lavoro e della mentalità che i dirigenti debbano solo firmare i permessi, confermare le punizioni, scaldare la poltrona dell’ufficio, lontani dal pensare che solo vivendo tra i giovani si può intuire e prevenire certe azioni”.
Infine l’appello: “Ripeto una frase, frutto di dolorose sconfitte personali, per la quale sono stato odiato dal mondo della scuola: le cattedre, le aule, le direzioni, i banchi o li demolite o li spalancate. Tutto ciò che separa è antieducativo. La scuola è un campus nel quale a vincere non devono essere gli orari, i programmi, gli anni scolastici prefissati, ma la vita, l’adolescenza, l’esplosione del corpo, i progetti personalizzati, le avventure educative, artistiche, musicali e sportive a vincere e a decidere. Certamente con il sistema scolastico di oggi, possiamo solo aspettarci che storie del genere si moltiplichino e peggiorino”.
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