In occasione del Centenario della nascita di Don Milani, partecipando a una cerimonia che si è tenuta a Barbiana dove fondò la scuola, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Don Lorenzo Milani è stato anzitutto un maestro. Un educatore. Guida per i giovani che sono cresciuti con lui nella scuola popolare di Calenzano prima, e di Barbiana poi”.
E ha continuato: “Testimone coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana. Essere stato un segno di contraddizione, anche urticante, significa che non è passato invano fra noi ma, al contrario, ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: fare crescere le persone, fare crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia. Don Lorenzo avrebbe sorriso di una sua rappresentazione come antimoderno se non medievale. O, all’opposto, di una sua raffigurazione come antesignano di successive contestazioni dirette allo smantellamento di un modello scolastico ritenuto autoritario”.
Nelle parole del presidente anche un riferimento al merito: “Il merito non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all’Italia talenti preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito”.
“I ragazzi di Don Milani non possedevano le parole. Per questo venivano esclusi. E se non le avessero conquistate, sarebbero rimasti esclusi per sempre. Guadagnare le parole – ha proseguito il Capo dello Stato – voleva dire incamminarsi su una strada di liberazione. Ma chiamava anche a far crescere la propria coscienza di cittadino; sentirsi, allo stesso tempo, titolare di diritti e responsabile della comunità in cui si vive”.
“Don Milani è stato un grande italiano – concluso Mattarella – che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva. Il suo I care è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza. A quella espressione se ne accompagnava un’altra. Diceva: Finché c’è fatica, c’è speranza. La società, senza la fatica dell’impegno, non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire. E lui ha percorso un vero cammino di costruzione”.
“A cento anni dalla nascita di Don Milani, che ci ha insegnato ad aiutare gli studenti più fragili, dobbiamo avere come obiettivo quello di far tornare la scuola a essere un vero e proprio ascensore sociale. Per fare questo vanno incrementate le borse di studio per chi è capace, ma privo di mezzi, come recita la nostra Costituzione. Una scuola troppo facile e semplificata non aiuta gli studenti con pochi mezzi economici ma meritevoli, perché, non dando peso a impegno e capacità, impedisce loro di emergere” questo quanto dichiara l’on. Paola Frassinetti, Sottosegretaria all’Istruzione e al Merito.
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