Ha sperato sino all’ultimo, poi però, resasi conto che per la Legge di Bilancio i giochi sono fatti, ha deciso di lasciare. Ora, non vuole mettersi contro l’approvazione della manovra, perché si definisce “una donna di coscienza”.
La senatrice Angela D’Onghia, da poche ore dimissionaria dal ruolo di sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione, è un fiume in piena. Perché la riforma del sistema di Alta Formazione Artistica e Musicale, su cui lavorava da tempo, non ha trovato alcuno spazio nella legge di fine legislatura.
L’abbiamo raggiunta telefonicamente, poco prima che entrasse in Aula per discutere e votare la questione di fiducia sul maxiemendamento alla manovra così come approvato dalla Commissione di competenze con alcune correzioni e integrazioni.
Senatrice d’Onghia, bocciare la riforma dell’Afam è stata una decisione politica o dovuta alla mancanza di risorse?
Diversi aspetti della riforma non necessitavano di risorse particolari. Alcuni, addirittura erano a costo zero. L’aspetto più importante era riuscire a portare a compimento la Legge n.508/99, in modo da dare finalmente più possibilità a musicisti e artisti incentivando l’identità nazionale e il Made in Italy.
E allora, cosa è accaduto?
Dovrebbe chiederlo a chi ha preso questa decisione. A chi fa in modo che in Italia certe cose vadano così.
Quanto è delusa?
Molto. Perché avevamo aperto il ‘cantiere’ esattamente tre anni fa, nel dicembre 2014, con un tavolo tecnico che aveva lavorato senza sosta. Poi, dentro le stesse istituzioni che dovevano essere le artefici del cambiamento è subentrata la rassegnazione.
Quando si è resa conto che la riforma stava prendendo una brutta piega?
Due mesi fa, ci siamo resi conto che le cose non andavano benissimo. Sul disegno di legge hanno fatto concentrare una serie di problemi e di ostacoli, sembrava dovesse prevalere l’obbligo di realizzare un percorso sempre più difficile. Poi sono arrivate diverse richieste di emendamenti nella Legge di Bilancio. Si trattava di provvedimenti complessi, sui quali abbiamo lavorato a lungo: non si poteva agire all’ultimo momento. Alla fine è crollato tutto.
Però, qualche decina di milioni di euro è arrivata?
Sì, ma solo per finanziare gli Istituti musicali pareggiati e delle Accademie non statali, altrimenti destinate al default. Su certe decisioni, inoltre, ha pesato una recente sentenza del Tar che ha condannato il Miur.
E ora cosa accadrà all’Afam?
Nulla di nuovo: si continuerà a vivere come negli ultimi 17 anni, con i soliti problemi.
Comunque, darà il suo consenso alla Legge di Bilancio?
Certamente. Ora, mi sono messa a posto la coscienza. Ma per rispetto, voterò la fiducia.
Cosa farà a fine legislatura?
Penso che mi prenderò un periodo sabbatico. Però adesso, mi scusi, ma non sono nello stato d’animo giusto per pensarci.
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