Ricatti, molestie sessuali e abusi vengono subìti da centinaia e centinaia di donne anche nei corridoi e negli uffici di piccole e grandi aziende. Non succede solo nel mondo dello spettacolo.
Combattere la cultura del potere e della prevaricazione si può. Come? Con la formazione, promuovendo al contrario il rispetto e l’uguaglianza di genere.
È quanto emerge da un’indagine realizzata in occasione di Expotraining, fiera della formazione, lavoro e sicurezza in programma il 25 e 26 ottobre alla Fiera di Milano, che ha coinvolto da una parte le aziende, dall’altra chi cerca lavoro.
CULTURA DI GENERE
“Una vera e propria cultura di genere nelle aziende non c’è e l’approccio è ancora tendenzialmente maschilista – continua Barberis –. Le donne sono solitamente più preparate e più interessate alla formazione perché devono dimostrare di avere maggiori competenze a fronte della concorrenza maschile”.
Le donne infatti si formano il 12% in più rispetto agli uomini e il 36%, nella fascia di età dai 18 ai 30 anni, mette la possibilità di aggiornarsi e formarsi ai primi posti tra i requisiti del proprio posto di lavoro ideale. “In Italia si sente un grande bisogno di costruire una cultura dell’eguaglianza e del rispetto verso le donne – conclude Barberis –. E la formazione continua può davvero cambiare la percezione e superare stereotipi”.
Oltre all’indagine sulle molestie, il 25 e 26 ottobre a Expotraining saranno discusse altre ricerche su lavoro, formazione e giovani. Nel corso della manifestazione sarà inoltre predisposta una proposta di legge specifica per incentivare la formazione nelle imprese italiane, si terrà il Forum Imprese e Management con la partecipazione di sindacati e associazioni di imprenditori e sarà presentato un report degli investimenti su lavoro e formazione della Regione Lombardia.
A SCUOLA
“La cultura del rispetto deve partire dalla scuola che ha il compito di formare i cittadini di domani. La prima cosa da recuperare poi è la vergogna. Non conosciamo l’umiltà e non ci vergogniamo più di nulla neanche di utilizzare linguaggi blasfemi a danno di qualcuno. Eppure le parole hanno bisogno di un’etica e poiché la vita è legata alle parole dobbiamo cercare di non sprecarle.
Basta con offese di ogni genere nei confronti delle donne. E’ arrivata l’ora della responsabilità e della consapevolezza che devono partire dai banchi di scuola”.
Così la sottosegretaria al MIUR, senatrice Angela D’Onghia.
“Il problema non è solo la mancanza di rispetto nei confronti delle donne”, continua la sottosegretaria D’Onghia, “ma più in generale la mancanza di rispetto nei confronti dell’altro. La legge 107, cosiddetta ‘Buonascuola’, tra le novità ha proprio la formazione continua dei docenti che a loro volta devono educare le giovani generazioni a recuperare i valori del rispetto e dell’etica all’insegna di una educazione culturale che riscopra le sane relazioni.
Il fenomeno della violenza fisica, psicologica e verbale nei confronti delle donne è in continua crescita e necessita di un impegno concreto poiché è radicato nelle strutture culturali e sociali. E’vero negli ultimi tempi è cresciuta la sensibilità al problema ma occorre un cambiamento sociale e normativo radicale”, conclude la senatrice D’Onghia.