Sono un’insegnante precaria dal 2016 e, anche per quest’anno scolastico, ho preso servizio a scuola con contratto al 31 agosto del 2022. Preciso che sono entrata nel settimo mese di gravidanza.
Nonostante sia madre di un bambino di 3 anni, sono riuscita, con grande sacrificio, a superare le prove del TFA sostegno presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e seguo regolarmente i corsi. Ai sensi del D.M. vigente in materia, sono tenuta a svolgere un tirocinio formativo presso un’istituzione scolastica della durata di almeno 5 mesi.
In un periodo quale quello che stiamo vivendo, in cui la pandemia ancora imperversa e le scuole sono a dir poco restie ad accogliere tirocinanti, con una pancia sempre più ingombrante, mi sono dovuta scontrare con l’alto e spesso muro della burocrazia italiana.
Dopo tante peripezie, ho incontrato sulla mia strada una persona magnanima, una dirigente scolastica, la dottoressa C.A. che ringrazio e che mi ha accolta presso il suo Istituto, dove porterò a termine il mio tirocinio fino all’ottavo mese di gravidanza, salvo completarlo, incredibile dictu, nel periodo di astensione obbligatoria.
Ritengo, però, che essere tutelati non debba essere una conseguenza delle solite logiche di “favore”.
Senza entrare nel dettaglio della faticose peripezie che ho dovuto affrontare, quel che ne rimane mi ha portato alla convinzione che la politica ha il dovere di prendersi cura prima delle persone se vuole tutelare i diritti di tutti i lavoratori.
Con questa mia lettera aperta, intendo, appunto, rendere pubblica la mia storia – che ha del paradossale – con l’esclusivo obiettivo di sensibilizzare coloro che abbiano competenza in materia affinché le donne che siano nella mia stessa condizione non vengano costrette a subire lo stress psicologico che ho subito e ricevano, al contrario, la giusta tutela, sì da poter portare a compimento la propria gravidanza, in tranquillità, e non vedere svanire i sacrifici di anni di intenso studio.
E’ necessario pertanto un preciso intervento normativo per disciplinare con più attenzione ogni aspetto relativo al periodo di tirocinio, rendendo legge dello Stato l’orientamento che, a rigor di logica, alcuni Enti scolastici stanno già seguendo, prevedere un periodo di astensione obbligatoria dal tirocinio (ovvero un congedo di maternità), che comprenda i 2 mesi precedenti e i 3 mesi successivi al parto.
Difatti non sono pochi i fattori di rischio connessi alle attività lavorative che possono comportare rischi per la donna, in questa delicata fase della vita.
Lo Stato deve valutare i suddetti rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici madri, in queste situazioni, e prevedere precise deroghe modificando le condizioni o il periodo di tirocinio.
Iole Castello
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