La Corte dei Conti, scrive La Repubblica, ha appena definito una causa di risarcimento in cui era imputata una maestra della scuola elementare di Lambrate, citata in giudizio nello scorso ottobre dalla Procura regionale per quanto avvenuto il 21 gennaio 1986: alla fine delle lezioni una bambina aveva fatto cadere un suo compagno di classe, causandogli, appunto, un danno permanente ai denti, tanto che il bambino ha subito negli anni più interventi.
Per questo incidente, il ministero della Pubblica Istruzione, nel gennaio del 1996, aveva segnalato il caso alla Corte dei Conti, imputando alla maestra un danno erariale indiretto per “culpa in vigilando”, perché “scendeva le scale dando le spalle alla scolaresca”, come stabilito da una sentenza del tribunale. Sentenza, in questo caso, riformata nel 1999 e cassata definitivamente nel 2003, quando i giudici avevano rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’appello che, nel 2006, aveva infine condannato il ministero dell’Istruzione a risarcire i danni alla famiglia del bambino.
Ai genitori, si stabiliva, spettavano 15 milioni di vecchie lire per le spese mediche, altri 6,7 milioni sempre di lire per danno biologico. Era passato ancora un anno (arrivando al 2007) quando il Ministero dell’istruzione aveva pagato il risarcimento finale, 37.636,37 euro. Si arriva, così, a febbraio scorso, quando la causa viene finalmente trattata. La Corte dei Conti ha accolto la tesi della maestra, bocciando quindi la richiesta di risarcimento da parte del ministero.
Per i giudici, riporta sempre Repubblica, quello spintone era davvero imprevedibile, vista la “assoluta correttezza comportamentale della bambina” dimostrata dalle sue pagelle (agli atti). In ogni caso, aggiungono i magistrati, “è un fatto socialmente notorio che uno spintone tra ragazzi è un evento molto difficilmente evitabile: trattasi di una fisiologica riluttanza ad osservare le regole nei minori, ben nota a chiunque abbia avuto un normale percorso scolastico”.
Conclusione: “anche il miglior maestro che avesse fissato direttive persino “minatorie” sulle modalità di uscita e che fosse stato con lo sguardo proteso verso gli alunni non avrebbe potuto evitare, quand’anche lo avesse previsto, lo specifico sinistro”. Per stabilirlo, però, ci sono voluti 29 anni.
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