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Dopo i Futuristi, ecco I colpitori, il movimento per combattere la società liquefatta. Tra i fondatori sportivi, docenti, poeti e pedagogisti

Cosa possono fare un gruppo di artisti, poeti, sportivi, docenti e pedagogisti? Fondare un movimento, I colpitori.

A spiegare di che si tratta è proprio una delle fondatrici, Federica Guglielmini: “Difendiamo e colpiamo! Nasciamo come forma di difesa in reazione a questa società liquefatta a cui serve tracciare nella terra i propri ring. Il movimento dei Colpitori ha una forma diversa da quella dei Futuristi: tra le fila dei Colpitori non ci sono solo poeti e artisti, ma anche pugili, docenti, discenti, pedagoghi… e cioè quella società che non ha paura di ri-disegnare se stessa favorendo l’incontro con il pugile interiore, il suo processo nobilitante perché il cammino evolutivo del pugile è cultura dell’uomo che sa vincere, sa perdere e a conclusione di ogni incontro sa abbracciare l’altro”.

E proprio Guglielimi spiega alla Tecnica della Scuola perché il Manifesto dovrebbe arrivare nelle aule tra studenti e docenti: “Il Manifesto dei Colpitori è un’opera d’arte letteraria che dovrebbe arrivare nelle aule delle scuole italiane perché rappresenta quel paradigma culturale che può ispirare un’intera generazione e ingigantirne un’altra: la ricerca del pugile interiore. Oggi più che mai la fragilità giovanile, l’educazione e la letteratura hanno bisogno come tutti noi di trovare, quella scintilla che ci dia la forza di lottare e di reagire senza offendere nessuno nemmeno noi stessi. I banchi di scuola, sono i ring dei ragazzi, lo son sempre stati, come lo sono per i docenti che vogliono colpire il cuore e i sogni degli studenti. Il Manifesto dei Colpitori è un’opera contemporanea che porta con sé la storia della ragione umana, che sceglie come protagonista il pugile/pugilessa, che lotta nella vita di tutti i giorni, che allena valori, fragilità, sogni, che non sceglie la violenza, ma una sfida sportiva, nobile nei round che si devono affrontare ogni giorno. Il Paradigma del pugile e della pugilessa racconta come trovare il coraggio necessario per muoversi nel quadrato sociale, attraverso la sua etica, la sua poiesis, la sua cultura, la sua evoluzione storica, la sua arte. La scuola e la letteratura possono fare i passi del pugile sul ring per rispondere alle ferite sociali, per migliorarsi, per stare all’angolo di questa generazione e di quelle future”.

Il manifesto dei Colpitori

Di cosa si tratta nello specifico? È un movimento, laico e apartitico, come lo è il suo Manifesto. I Colpitori desiderano, come l’allenatore e il cutman, stare all’angolo di questa generazione portando in scena, in dibattito, in sfida, sui giornali, nei salotti culturali, nelle scuole, fra le arti, il messaggio pugilistico come fonte di ispirazione e di riflessione della nostra contemporaneità. Considerano il ring un luogo di incontro dentro il quale specchiarsi, un luogo necessario per affrontare i colpi che la società porta senza regole.

Il Manifesto si compone di 10 punti ed è già presente in alcune palestre di boxe per poter essere visionato. Gli altri fondatori di questo movimento sono Dome “Keating” Bulfaro, poeta e appassionato di boxe, l’ex campione italiano di boxe Renato “Chirurgo” De Donato, il Docente di Specializzazione in Medicina dello Sport Mario Ireneo Sturla, l’autore comico Riccardo C. Mauri, autore nel 2021 di Non fate arrabbiare Petra, romanzo per ragazzi che parla di adolescenza e pugilato al femminile. Dopo l’uscita dei Manifesto si sono uniti al gruppo altri due Colpitori: l’illustratore Mauro Cicarè e il docente Michele Carrieri.

I 10 punti

1- Difendiamo e colpiamo! Nasciamo come forma di difesa in reazione a questa società liquefatta a cui serve tracciare nella terra i propri ring. Ci ribelliamo al degrado sociale, culturale e umano, a cui assistiamo e siamo sottoposti. Mai saremo schiavi degli algoritmi. Useremo il pregiudizio, il prevedibile e il pre-stante come nostro sacco. La macchina veloce, senza freni, tritacarne, propria di questa epoca, va sfidata, portata sul quadrato e battuta per KO!

2- Difendiamo e colpiamo! Alziamo la guardia e la voce decisi ad aprire un varco nell’arrocco di un’idea di letteratura a fine carriera. Una poesia o un’opera d’arte, come un libro o un quadro, altro non sono che un ring sul quale salire, entrare e mostrarsi nudi fino al midollo, celebrando e proteggendo nel corpo a corpo ciò che vuole restare e non svanire, senza il timore di svanire se nulla vale la pena che resti.

3- Difendiamo e colpiamo! Noi abbiamo fatto nostro il sudore e la miniera del pugile, la sua capacità di “coltivare il dolore a favore di un progetto di vita” (Oates). La preparazione, l’iniziazione e l’ascesi del boxeur, rappresentano il nostro codice etico e pedagogico alla formazione e all’educazione dei giovani, oggi come tutti noi troppe volte manipolati da una tecnologia sempre più disumanizzante.

4- Difendiamo e colpiamo! Per elevarci anche quando ci abbassiamo e schiviamo, per avanzare anche quando indietreggiamo, per trovare la forza proprio quando crediamo di non averne più, con la volontà di portare tutte le linee dei nostri colpi oltre ogni confine dell’essere.

5- Difendiamo e colpiamo! Ogni volta che il luogo comune tramanda stereotipi, allatta la mediocrità, contagia il sapere. Noi difendiamo il luogo comune solo se si fa luogo costruttore di comunità di essere umani che sanno fare quadrato. Il pugno e il pugile sono la nostra metafora: nel pugno stringiamo ideali, nel pugile riconosciamo la koinè, l’archetipo. La sua antica sapienza nel canalizzare l’energia emotiva grezza in un gesto atletico ed estetico, ci mostra quanto il pugile possa essere assurto a modello che ci sprona a ridestare quel pugile che abita in tutti noi.

6- Difendiamo e colpiamo! L’incontro con il pugile interiore, il suo processo nobilitante, ci riscaldano il pensiero, gli animi, l’arte e l’impegno per questa impresa. Il cammino evolutivo del pugile è cultura dell’uomo che sa vincere, sa perdere e a conclusione di ogni incontro sa abbracciare l’altro, suo sfidante senza il quale sarebbe impossibile combattere i propri limiti. I limiti della metafora del pugile e del pugilato ci insegnano a guardarci anche alle spalle per incontrare tutte le nostre ombre.

7- Difendiamo e colpiamo! Vogliamo stare all’angolo del nostro tempo e non soltanto al centro, al pari del right man, il medico che sa vedere le ferite più difficili da curare: quelle che non si vedono; come i maestri delle palestre gymnasium di periferia, che sanno operare come chirurghi a cuore aperto sulle ferite delle città; che sanno insegnare come fendere per ricucire, come rinunciare per ottenere, come proteggersi per non cadere, come rialzarsi quando si cade e si va al tappeto.

8- Difendiamo e colpiamo! Come un pugile e il suo gancio! Eroico ed impavido in grado di sovvertire ogni pronostico, per interrogarci ancora una volta su chi siamo, dove andiamo e cosa lasceremo. Siamo alle corde, dove gli uomini e le donne rinascono.

9- Difendiamo e colpiamo! E sempre una questione di tempo: alla letteratura e alle arti le loro cinture e cicatrici. Siamo pronti a ogni combinazione, tenendo unito il sacro col profano, l’alto e il basso, perché senza il gioco di piedi e gambe, le braccia non potrebbero colpire con la massima forza-potenza; a nulla servirebbero forza e potenza se non si usasse la testa; nulla potrebbe la testa senza cuore e consapevolezza.

10- Difendiamo e colpiamo! Questo manifesto è un conteggio arbitrale, per noi, per voi! Ogni punto è un secondo scoccato dalle nostre dieci dita. Fuori i secondi, dunque, è tempo che ogni generazione salga sul ring con coraggio, è tempo che la campana della ri-evoluzione culturale suoni. Che l’incontro abbia inizio.

Sara Adorno

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