Dopo il ponte della Festa della Liberazione, che in alcuni istituti è stato “attaccato” con le festività pasquali, lunedì 28 aprile riprenderanno le lezioni nelle scuola italiane. Ma non dappertutto. “Contro la politica del Ministro Giannini”, l’Unicobas ha infatti confermato lo sciopero per l’intera giornata, sia per il personale docente che Ata, di ruolo e non, delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado. La conferma è arrivata anche dal ministero dell’Istruzione.
Secondo il segretario nazionale Unicobas, Stefano d’Errico, lo sciopero servirà a rivendicare tanti problemi irrisolti. Ma stavolta prima di tutto a educare “il Ministro a minor protervia: abbiamo capito cosa vuole la Giannini: 1) eliminare la libertà d’insegnamento e d’apprendimento tramite ‘valutazioni’ discrezionali d’autorità da parte dei dirigenti collegata ai risultati dei vergognosi test Invalsi ed una gestione privatistica incardinata sul capitale privato (inteso come committenza); 2) sopprimere gli scatti d’anzianità, già ‘congelati’ e restituiti solo in parte (grazie ad un accordo-truffa sottoscritto da CISL, UIL, SNALS e Gilda) a detrimento del fondo di istituto, ormai privo di risorse; 3) fingere di non accorgersi che retribuendo al livello più basso d’Europa i docenti ed investendo meno di chiunque in percentuale di PIL destinata ad istruzione, università e ricerca, si sviluppa una ‘pedagogia sociale’ che deprime il valore della scuola e della cultura; 4) realizzare l’ultimo punto del programma della Loggia P2 rimasto ‘inevaso’: eliminare il valore legale del titolo di studio; 5) eliminare gli organi collegiali, trasformare le scuole in fondazioni e farle gestire da consigli di amministrazione presieduti dal ‘dirigente’, assumere il personale per chiamata diretta e discrezionale come nelle scuole private; 6) ridurre i Licei a 4 anni”.
Il sindacato coglie anche l’occasione per ricordare la necessità di avere “un contratto specifico per tutta la scuola fuori dall’area del pubblico impiego (dove non è prevista certo la ‘libertà di impiegamento’ e dove non esistono le responsabilità penali che gravano su chi a che fare con minori) e l’istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza adibito a garantire, così come per la Magistratura, l’autonomia e la terzietà della Scuola pubblica”.
Appena qualche giorno dopo un altro lungo ponte, quello della Festa del Lavoro, il mondo della scuola sarà di nuovo in sciopero. Stavolta a proclamarlo sono stati i Cobas, in corrispondenza delle invise prove Invalsi: “a noi – ha spiegato qualche giorno fa Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas – sembra un rito distruttivo e insensato quello dei quiz Invalsi, reiterati malgrado il loro fallimento acclarato. E ora non è più solo l’opinione dei Cobas e dei docenti, anche universitari, e intellettuali che la pensano come noi: ma addirittura è l’ammissione dei nostri principali avversari in questa battaglia culturale e sindacale, e cioè la Fondazione Agnelli, finora protagonista dell’infatuazione ‘invalsiana’”.
Il 6 e 7 maggio si asterrà dalle lezioni il personale della scuola dell’infanzia e primaria. Il 13 maggio sarà la volta di quello delle medie e delle superiori. “Lo abbiamo convocato con largo anticipo – ha spiegato Bernocchi – perché abbia la massima centralità) servirà a dare, insieme a studenti e genitori, il colpo decisivo alla traballante baracca Invalsi e alla funesta scuola-quiz. Però lo sciopero è promosso anche per restituire a docenti ed Ata gli scatti di anzianità e 300 euro mensili di aumento come parziale recupero del salario perso negli ultimi anni, per dire no ai soldi alle scuole private, alla riduzione di un anno della scolarità, ai BES, alle classi-pollai; per massicci investimenti nella scuola pubblica, per l’assunzione stabile dei docenti ed ATA precari, per il pensionamento immediato dei Quota 96”. Insomma, sul “piatto” dello sciopero c’è proprio tutto. E ogni dipendente sembra avere almeno un motivo per aderire.
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