L’attenzione nei confronti della sindrome da burnout si sposta dai docenti anche nei confronti dei dirigenti scolastici, la cui categoria presenterebbe un livello altissimo di rischio di essere afferrata da questa sintomatologia il cui termine è di origine inglese e che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito ed è caratterizzata da una serie di fenomeni di affaticamento, delusione, logoramento e improduttività che sfociano in prostrazione e disinteresse per la propria attività professionale quotidiana.
Ad arrivare alla conclusione che anche i presidi sarebbero soggetti ad alto rischio burout, la ricerca commissionata dal sindacato DirigentiScuola, per mettere in luce le numerose pressioni sociali e burocratiche cui sono sottoposti sistematicamente i dirigenti scolastici.
Curata da Rossana Gabrieli e Rita Guadagni, l’indagine, svolta tramite questionario, ha riguardato 728 dirigenti, per la maggior parte donne, pari circa al 10% della rappresentanza nazionale.
“Tra i risultati emerge che il 52% del personale intervistato ha un alto rischio di esaurimento emotivo e il 23% di depersonalizzazione”.
Questi sintomi emotivi, accompagnati dai sintomi fisici quali stanchezza (674 dirigenti), disturbi del sonno (642), mal di schiena (581), mal di testa (549), disturbi digestivi (512), dimostrano l’alto pericolo di burnout presente tra i dirigenti scolastici.
Le cause? Secondo le curatrici della ricerca ci può essere “un sovraccarico di lavoro, un’ambiguità di ruolo, uno scarso riconoscimento delle prestazioni e delle competenze. Il danno prodotto, però, va oltre il singolo operatore, danneggiando anche le persone che ci lavorano a contatto”.
Questo studio ha quindi consentito alle associazioni di categoria di mettere la lancia in resta e di rivendicare diritti a lungo richiesti, come appunto quelli del riconoscimento pecuniario della dirigenza. E infatti minacciano i presidi di procedere con manifestazioni e atti di disobbedienza civile “perché la categoria non può continuare a essere presa in giro e vessata, come dimostrano i dati della ricerca”.
Ma sulla stessa lunghezza d’onda dovrebbero essere anche i prof, con manifestazioni e disobbedienza civile, sui quali la sindrome inizialmente, almeno un ventennio addietro, fu evidenziata e fra le cui cause c’era pure l’eccessiva richiesta di prestazione da parte dei dirigenti, insieme all’ evidente isolamento in cui venivano lasciati qualora dissentissero dagli ordinamenti predisposti dalla presidenza.
Anche il riconoscimento delle “malattie professionali”, a quanto pare, dipende dalla capacità e dalla forza contrattuale della categoria che lo richiede.
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