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Dopo il Brexit: dove studiare in inglese e non pagare tasse

Il divorzio tra Gran Bretagna e Unione europea potrebbe far lievitare le rette dei college per tutti gli studenti del «Continente».

Secondo una stima del portale Top Universities, e riportato dal Sole 24 Ore, si parla di una forbice tra le 8mila e le oltre 30mila sterline l’anno nei corsi triennali, per non parlare di master e offerta postgraduate in generale. Ma c’è chi è pronto a sfruttare il boomerang, a partire dai Paesi Ue che offrono corsi in lingua inglese.

Le opportunità vanno dall’Irlanda ai Paesi Bassi, non a caso già mete di studenti britannici intimoriti dalla zavorra di tasse e prestiti d’onore (student loans) a strascico nel dopo laurea.

 

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Intanto l’Irlanda che offre corsi undergraduate (primo livello) gratis a tutti i cittadini comunitari e residenti nell’Unione per almeno tre dei cinque anni precedenti alla domanda di ammissione. I requisiti richiesti, al di là dei vari criteri di interni alle università, sono di a) iscriversi a un corso full time di almeno due anni, b) non essere già stati immatricolati in un altro ateneo e c) non fare domanda come “ripiego” dopo il fallimento del primo anno o per il cambio di corso. Anche in questi casi, però, sono ammesse delle deroghe se lo studente ha interrotto il percorso per almeno cinque anni o ha dovuto abbandonare l’ateneo per ragioni di salute. L’offerta di istruzione terziaria della Repubblica è divisa tra università, college specialistici e institute of technology che, a dispetto del nome, non si occupano solo di tecnologie in senso stretto ma di una branca di discipline che va dal marketing alla sanità. Tra le istituzioni più celebre il Trinity College e lo University College di Dublino e lo University College di Cork.

La Danimarca resta una delle culle del welfare per gli studenti Ue. I corsi di laurea per gli studenti europei sono gratuiti ad ogni livello, triennale (bachelor) o magistrale (master), e si contano un totale di oltre 600 programmi insegnati in lingua inglese. Già meno abbordabili i costi della vita, stimati a una media dell’equivalente di 750-900 euro, con picchi di 1.200 euro per la maggioranza di iscritti che sceglie Copenhagen. C’è da dire che, per ora, ci si può appoggiare alla robusta rete di protezione sociale del governo danese: da assegni pari all’equivalente di 700 euro al mese per gli studenti che soddisfano alcune condizionalità alla possibilità di ottenere prestiti da circa 400 euro mensili.

In Scandinavia, né la Svezia né la Finlandia richiedono tasse universitarie ad alcun livello (bachelor o master) per gli studenti cittadini dell’Unione europea. In Svezia si contano circa 900 programmi insegnati in lingua inglese, con l’unica spesa annua delle 50-350 corone svedesi (5-37 euro) previste per l’iscrizione alle “students union”. In Finlandia l’offerta viaggia sui 500 moduli per studenti internazionali, anche se dal 2017 saranno introdotte le prime tasse per iscritti extra-Ue. Da qui a definire del tutto gratis la vita Nord, comunque, ne passa: complice il clima di tensione sui flussi migratori, i Paesi si stanno facendo ancora più rigidi nei requisiti di reddito che devono essere dimostrati dalle aspiranti matricole.

Interessante, segnala sempre Il sole 24 Ore, studiare nei Paesi Bassi anche se il costo delle rette viaggia su livelli simili (o superiori) all’Italia: media di 1.950 euro, senza contare costi della vita e spese di affitto. Eppure la Monarchia resta una meta di tutto appeal per gli studenti dell’Unione europea e della stessa Gran Bretagna, con una quota di 90mila studenti stranieri registrati nel 2015. Merito di un mix di fattori che si fa fatica a trovare altrove: 12 università tra le prime 200 al mondo nella classifica Tims Higher Education, atmosfera internazionale, borse di studio per studenti stranieri e un’offerta di oltre 2mila corsi in inglese. Tra le punte di diamante la Utrecht University, fondata nel 1636 e popolata da oltre 30mila studenti.

E in fine la Germania.  Nei 16 Laender tedeschi si possono trovare più di 1.800 corsi insegnati in lingua inglese. Non sono previste rette per gli studenti dell’Unione europea, anche se appena 132 dei quasi 2mila programmi rientrano nella fascia dei corsi triennali: i master, l’equivalente dei nostri bienni, sono a costo zero solo per chi ha già frequentato la laurea di primo livello nello stesso ateneo

Pasquale Almirante

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