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Dopo la maturità

“Cosa farai dopo? A quale facoltà pensi di iscriverti?” Sono queste le domande che il presidente della commissione rivolge agli studenti a conclusione del colloquio pluridisciplinare.
La risposta, carica di soddisfazione per essersi liberati dall’ansia degli esami, a volte appare incerta per la pluralità delle opzioni ancora non risolte, a volte decisa e sicura. “Ho deciso! Mi iscriverò alla facoltà di… andrò a Perugia, a Milano, a Bologna, a Palermo…”
Dalla statistica di due commissioni del liceo scientifico “Fermi” di Ragusa, prese in esame, soltanto 3 su 100 studenti “maturati” hanno scelto di frequentare la facoltà di Lettere e filosofia, 5 hanno scelto la facoltà di Lingue da frequentare a Catania o a Ragusa, 8 in Economia e commercio, 7 in Medicina, 6 in Architettura, 5 in Ingegneria informatica e molti altri hanno in animo di intraprendere nuovi percorsi di studi universitari quali: Scienze delle comunicazioni sociali, Scienze dell’informazione, Conservazione di beni culturali, Ingegneria ambientale, Biotecnologia agro-industriale, corsi di Fisioterapia, di Restauro, Lingue straniere con specializzazione turistico-culturale.
I giovani di oggi rivelano di avere le idee chiare e nella scelta della facoltà universitaria appare chiara e ben definita la prospettiva del lavoro da svolgere nel prossimo futuro.
La ricerca del “nuovo” è dettata anche dalle esigenze di nuove prospettive in vista dei mutamenti sociali che la società tecnologica sollecita in maniera sempre più pressante e che invoglia ad acquisire in maniera qualificata quelle competenze e quei titoli che consentano di svolgere le professioni del domani.
Leggendo i dati statistici dell’Istat su “Università e lavoro” i tassi di disoccupazione del Mezzogiorno risultano sempre più elevati e ci danno una percentuale del 10,8% per i laureati e del 23-24% per i diplomati a fronte della media del 4-6% dei laureati e diplomati del Nord e del Centro Italia.
La statistica offre inoltre i dati di una percentuale del 28,5% di abbandoni universitari dopo l’immatricolazione ed il primo anno di frequenza, il 41% di studenti fuori corso, l’88% di ritardatari rispetto alla carriera universitaria e del circa 30% di laureati che svolgono attività non consone alla specificità della laurea posseduta.
Certamente la ricerca del primo lavoro è difficile sia per i laureati sia per i diplomati, e le donne sono ancora più svantaggiate, ma il conseguimento di un titolo di studio superiore, specie se specialistico e professionalizzante, diventa una carta vincente ed offre maggiori garanzie di successo.
La constatazione che la scuola secondaria non offre in generale una preparazione facilmente utilizzabile e, dall’altra parte, che l’istruzione universitaria rappresenta un investimento talvolta eccessivo rispetto alle richieste del mercato del lavoro, costituisce la riflessione che impegna le famiglie di neo-diplomati a valutare gli entusiasmi dei giovani, desiderosi di svolgere nuove esperienze, di uscire dall’alveo familiare, di sentirsi finalmente autonomi nelle scelte e… nelle responsabilità.
Certe scelte dettate da motivazioni non strettamente legate alla carriera universitaria, ma solo da quello spirito di evasione e di indipendenza, a volte risultano improduttive e negative per la carriera e per il futuro occupazionale dei giovani. La raccomandazione costante è quella di operare una scelta personale e responsabile.
L’attività di orientamento che la scuola svolge sin dai primi anni è rivolta alla scoperta delle potenzialità di ciascuno per uno sviluppo armonico di crescita e di formazione in vista della realizzazione di un coerente progetto di vita.
Le incertezze e le perplessità di alcuni ancora indecisi, rivelano e confermano la difficoltà oggettiva di un momento così delicato ed importante, e l’ottica di una vera dimensione orientativa che la scuola dell’autonomia dovrà ancora sviluppare e potenziare.

Giuseppe Adernò

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