Gli insegnanti attendevano con interesse il giorno dei risultati delle elezioni regionali, nella speranza che da questi esiti dipendesse, da parte del Governo Renzi, un ravvedimento sulla riforma della scuola. Il “the day after” elettorale è arrivato, ma gli esponenti di punta del Partito Democratico, convinti del successo elettorale, sono più determinati che mai a portare in porto la riforma della scuola.
Puntano a risolvere questa pratica in poco meno di 15 giorni, infatti dicono che per il 15 giugno la riforma della scuola sarà legge. Ecco alcune analisi semplificate di esponenti di primo piano del partito democratico che esultano per il loro successo elettorale. Debora Serracchiani scrive questo tweet: “Una vittoria netta che ci soddisfa e ci rende più determinati a portare avanti le riforme #Regionali2015 @pdnetwork”. Davide Faraone le fa eco scrivendo: “Da 6-6 a 10-2. Perderei sempre così. E se parliamo al paese, invece che alla minoranza #Pd, prossima facciamo cappotto. #Regionali2015”. C’è anche Francesca Puglisi, impegnata in prima persona nello sponsorizzare la riforma della scuola, che scrive sul suo profilo di twitter : “Numeri, non chiacchiere fantasiose: 8 dicembre 2013 eravamo 6 a 6, 1 giugno 2015 10 a 2” .
Quindi, a quanto pare, l’analisi politica fatta da uomini e donne di governo sulle elezioni regionali, è un grande successo senza alcun dubbio. Chi parla di crollo di consensi del partito democratico, secondo la Senatrice Francesca Puglisi, farebbe chiacchiere fantasiose. Eppure c’è un’analisi effettuata dall’Istituto Cattaneo di Bologna sui dati elettorali definitivi, in cui si spiega che il Pd ha perso oltre due milioni di voti, di cui mezzo milione tra Umbria e Toscana in cui non esistono liste civiche associate al Pd. Secondo L’Istituto Cattaneo, si tratta di risultati molto deludenti che riportano la ditta Pd ad avere un consenso ancora peggio dei tempi in cui era Segretario Bersani. Questa analisi è una chiacchiera fantasiosa? Abbiamo controllato ed effettivamente in Toscana ed in Umbria, dove non ci sono liste civiche associate al partito democratico, la perdita di voti, rispetto alle regionali del 2010, è stata veramente consistente. Quanto ha influito la contestazione degli insegnanti verso la riforma della scuola, in questa emorragia di voti persi dal partito democratico? É probabile che abbia influito nel calo di consensi, anche se non ha determinato un flusso elettorale ben preciso. Tuttavia il Governo non intende ravvedersi nel modificare significativamente la riforma della scuola e, a quanto pare, avrebbe deciso di tirare dritto per la sua strada senza ascoltare la minoranza interna del Pd.
Adesso non resta che attendere la discussione degli emendamenti approdati in Senato, per capire come andrà a finire questa storia.