Le immissioni in ruolo hanno introdotto un nuovo lessico scolastico (deportazioni, caporalato, transumanza e fannulloni), che evidenziano l’eccesso di nervosismo nell’accettare tali dinamiche legislative.
Ora con l’inizio del nuovo anno scolastico le attese sono rivolte ad altre innovazioni della 107/15, ovvero la carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente. A tal proposito il comma 121 dice testualmente: “Al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, e’ istituita, nel rispetto del limite di spesa di cui al comma 123, la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
La Carta, dell’importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico, può essere utilizzata per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software, per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a master universitari inerenti al profilo professionale, per rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo, nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione di cui al comma 124. La somma di cui alla Carta non costituisce retribuzione accessoria ne’ reddito imponibile”.
Se si dovessero avere intoppi anche in questo versante della riforma la credibilità dell’intero impianto riformatore si sgretolerebbe irreversibilmente.
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