Dopo Renzi i M5S. Solo un cambio di colore e di nome sulla poltrona del MIUR. Stesso copione, stesso errore. Fortunatamente prima o poi si andrà a votare.
Detto ciò, come chi guarda qualcosa che è oltre, un qualcosa di esterno a sé e di fronte a sé, così il mio sguardo da tempo si sofferma, come da una altura la cui visione è più completa, su quello spazio-dimensione chiamato Scuola, o meglio Classi, e mi rendo conto di quanto fosse così profonda e radicata la linea di demarcazione tra l’utopia del MIUR e quella del feriale. Una linea lacerante che denuncia la totale disconoscenza di questo immenso spazio chiamato Scuola, con i suoi dettami metodologici, con le sue visioni di psicologia e pedagogia da manuale o da libri universitari, interamente fondati sul nulla se confrontiamo, meglio leggiamo il reale fatto di classi, di lezioni, di lavoro sul campo, e della naturale diversità e complessità tale da richiedere in seduta stante una metodologia didattica e non soltanto che al meglio risponda all’utenza con la quale si interloquisce: ogni classe è un pianeta a sé, e pertanto ciò che va bene in una non è detto che debba essere valido per un’altra. Ma questo al MIUR poco importa: la Sua Scuola da sogno!? Appunto UTOPIA.
E ciò resta valido e demarcatorio se quello spazio lo si confina nell’entroterra (non solo periferie, ma anche oltre le stesse), lontano tutto dal volgo della città (la quale anche essa di problemi ne ha). Laddove ogni giorno si è in trincea e a fatica prima di insegnare secondo le regole del problem solving, si cerca di saper leggere e scrivere e fare due conti denunciando oltremodo il fallimento della Scuola Media: ciò che arriva alle prime classi della Scuola Secondaria di Secondo Grado denuncia l’effimero della Scuola Media: e lì che andrebbe usata la forcipe, non degli alunni quanto dei professori (del resto l’obbligo ai 16 anni non sono forse una diplomatica consapevolezza che la scuola media non funziona e si spera in un recupero almeno nel primo biennio della Secondaria superiore?)
Per non dimenticare che in questo sguardo mi distrae la moltitudine di fogli che è come uno svolazzare su e attorno all’area. Una inutile burocrazia che ruba il tempo alla didattica (della quale peraltro resta molto molto poco). E guai se non compili correttamente e secondo i dettami della Politica del MIUR. Dove è il professore del libro Cuore, il professore o la professoressa di un bel po’ di anni fa, dove era la Scuola a sommergiti lasciando radicata la traccia di un sapere che ancora oggi ti accompagna distinguendo tra il tasso dello sconto di una pubblicità da quello dello sconto di un prodotto di mercato o meglio ancora dal Torquato, e il fiume dal mare, e le Alpi dagli Appennini e che Cesare è quello della Roma Imperiale, o il Po si scrive senza l’accento. E intanto il cumulo di fogli infoltisce l’orizzonte quasi a sovrastarlo, quasi ad oscurarlo, coprirlo totalmente.
E intanto, ci obbligano ad una formazione che in vero sono soldi dati a colleghi (che talvolta forse ne sanno meno degli uditori), dimentichi che la formazione avviene non soltanto nel quotidiano farsi dell’insegnare, ma spesso a casa soprattutto nelle discipline tecniche, e per cui questo tempo è davvero non sprecato (mai pagato), che porta e apporta in classe i suoi benefici in risposta di conoscenza apprendimento e competenza.
E ci chiedono una conoscenza di inglese B2, di tutto il sapere della disciplina che insegniamo, o che dovremmo insegnare, e se non ricordi la data di nascita di Kant allora non sei un degno docente, e butti via tutti i tuoi anni di professione docente, lasciando spazio a chi almeno la data di nascita di Kant la ricorda perché fresco di studi.
E una Ministra che se scendesse dal trono, e con umiltà si affacciasse silente riconoscendo la sua stessa ignoranza, magari soltanto socratica, forse non ci troveremmo a partecipare ad una lotteria, che offende divide ed impera.
Mario Santoro
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