Doposcuola, a Milano i compiti si fanno in parrocchia

L’attaccamento degli studenti per l’ora settimanale di religione cattolica, con un ulteriore 1% di avvalentisi in un solo anno alle medie e superiori, non sembra avere riscontro nel post-scuola. A sostenerlo è la Caritas ambrosiana, che ha realizzato un’interessante indagine della sulle attività formative e di approfondimento scolastico svolte dai doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano (che abbraccia il capoluogo lombardo con tutti i paesini di provincia limitrofi): il risultato è che circa 7.000 bambini e ragazzi frequentano i servizi e le attività svolte nelle parrocchie meneghine. Si tratta di giovani provenienti dalla scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado: la fascia di età più seguita è quella compresa tra gli 11 e i 14 anni. Dall’indagine, realizzata tra maggio 2009 e giugno 2010, è emersa una prima mappatura completa del servizio: risulta che i doposcuola parrocchiali sono 267. Sono diffusi capillarmente su tutto il territorio diocesano (in media sono presenti in una parrocchia su quattro), con una concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82), Rho (43), Varese (40). Sono esperienze in buona parte consolidate (più della metà ha più di 5 anni) nate per iniziativa diretta del parroco (il 46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%) e sono ospitati negli spazi messi a disposizione, prevalentemente negli oratori.
Gli utenti del doposcuola sono più del 40% d’origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano e nella zona pastorale di Lecco. Nella maggior parte dei casi il doposcuola è aperto due giorni a settimana e l’attività centrale consiste nello svolgimento dei compiti scolastici.
Gli operatori coinvolti sono quasi tutti volontari. La ricerca ne stima 4.500. Si tratta per lo più di donne (il 71%). Il 37% dei volontari ha meno di 30 anni: sono in genere gli adolescenti che frequentano l’oratorio, in alcuni casi studenti delle superiori e universitari.
Per la Caritas ambrosiana il giudizio finale è molto positivo: descrivono il fenomeno dei doposcuola parrocchiale “una palestra di inclusione sociale, di integrazione e di volontariato anche giovanile”, che ha l’obiettivo di accorciare “le distanze tra i ‘primi’ e gli ‘ultimi della classe’. Fanno sentire i figli degli immigrati un po’ più italiani. Sono presenti”. Un risultato che, vale la pena sottolineare, ha una valenza particolarmente importante perché si colloca in una zona dove la disaffezione degli studenti per l’ora di religione ha raggiunto livelli davvero alti: basta dire che in alcune scuole professionali del milanese il numero di studenti che preferiscono l’ora alternativa, lo studio assistito o l’entrata/uscita anticipata sfiorano ormai il 50% degli iscritti. Chissà se tra questi non avvalentisi ve ne è poi qualcuno che il pomeriggio va a fare doposcuola negli oratori della parrocchia…
Alessandro Giuliani

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