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Doppio affondo della Gilda contro Quirinale ed Anief

È un silenzio assordante quello con cui è filata via in Italia la “Giornata mondiale dell’insegnante”, istituita nel 1994 dall’Unesco e giunta il 5 ottobre al suo quindicesimo anno di vita: un silenzio è stato rotto solo da qualche isolata iniziativa. E le istituzioni? Si sono limitate a produrre qualche scarno comunicato. Un silenzio che non è passato inosservato alla Gilda degli insegnanti: i vertici del sindacato lo hanno detto a chiare lettere nel corso del convegno “Insegnanti, Costituzione, scuola”, promosso dalla stessa associazione scolastica per celebrare il ruolo di un professionista, l’insegnante, che ancora oggi svolge una funzione fondamentale nella società, ma che non gode ancora di quel rispetto e quella considerazione che, invece, gli dovrebbe essere riconosciuta.
Secondo Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda, la ‘Giornata mondiale dell’insegnante’, che si celebra in oltre cento paesi con lo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul ruolo dei docenti e sulla loro importanza nella società, è “una ricorrenza molto importante, ma che nel nostro Paese passa nel silenzio di tutte le istituzioni, persino le più alte”. Il sindacalista non ha usato l’arte della diplomazia per dire che anche il Quirinale avrebbe potuto fare meglio: “Basta pensare – ha sottolineato Di Meglio – che per tre anni l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, inviò a tutti i docenti un messaggio in occasione di questa celebrazione e che, purtroppo, è rimasto un caso isolato. Questo ci riempie di tristezza, perché vuol dire che la professione docente, la trasmissione della cultura in questo paese, hanno un’importanza minore rispetto al resto del mondo civile“.
Con l’occasione il sindacalista della Gilda ha anche criticato duramente i provvedimenti di riduzione dei fondi e degli organici della scuola pubblica: “Quando ci sono classi con più di 30 alunni, o con un numero di diversamente abili di due o tre nella stessa classe, o quando non puoi chiamare un supplente in caso di malattia, questo significa – ha affermato – che non si può garantire il diritto costituzionale allo studio per i ragazzi“. Opposizione totale anche alla proposta del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di assegnare un bonus a chi vuole frequentare le scuole non statali: “L’articolo 34 della Costituzione – ha concluso Di Meglio – stabilisce che le provvidenze alle famiglie vanno attribuite attraverso concorso. Quindi un buono scuola generalizzato è contro lo spirito costituzionale“.
Nessun riferimento, invece, alla polemica innescata poche ore prima con l’Anief: il giovane sindacato che difende i sissini ha infatti ottenuto, attraverso l’ordinanza  4796/09 del Consiglio di Stato (respinta la sospensiva richiesta dal Miur), la conferma della sentenza emessa il 5 giugno scorso dal Tar del Lazio: quella con cui era stata invece accolta la sospensiva del decreto 42, con il quale viale Trastevere ha limitato gli spostamenti dei docenti in tre nuove province collocandoli non ‘a pettine’ ma solo in coda alle graduatorie.
I giudici di Palazzo Spada hanno in pratica confermato la pronuncia dei colleghi di primo grado: l’opzione delle nuove province dovrà avvenire ‘a pettine’, secondo il punteggio aggiornato dal candidato. Il problema, non di poco conto, è che nel frattempo da quelle graduatorie, con i docenti in coda, nelle scorse settimane i 104 Uffici scolastici provinciali italiani hanno attinto i nominativi per decretare 8.000 immissioni in ruolo e circa 100.000 supplenze annuali.
Insomma, se le sentenze diventeranno attuative per gli organici della scuola si prospetta l’ennesimo terremoto. Un’eventualità osteggiata proprio dalla Gilda, secondo cui l’operazione avviata negli ultimi mesi da “vari avvocati, alcuni collegati ad un sindacato, tendenti ad ottenere l’inserimento a `pettine’, anziché in coda” sarebbe ispirata da un “fiorente commercio di ricorsi al Tar del Lazio” in grado di produrre “un giro di centinaia di migliaia di euro“. Immediata e furiosa la risposta dell’Anief, che ha definito le accuse “patetiche, ignoranti e ingannevoli“.
Entrando nel dettaglio, l’Anief si riferisce, in particolare, ad alcuni passaggi delle accuse della Gilda: il sindacato di Di Meglio ha infatti dichiarato che i ricorsi sono “stati presentati al giudice sbagliato, e sono stati accolti solo perché l’avvocatura dello Stato ed il ministero sembrano non essersene accorti. Infatti la Cassazione, a sezioni riunite, si è espressa più volte sulla materia ed ha stabilito, in maniera inequivocabile, che il contenzioso sulle graduatorie dei precari – ha scritto sempre la Gilda – è competenza del giudice ordinario e non del Tar“.
Di tutt’altro avviso il parere dell’Anief: secondo il sindacato degli educatori in formazione quella della gestione delle graduatorie è senza dubbio “materia di competenza esclusiva del Tribunale amministrativo regionale e non del tribunale del Lavoro, così come si evince anche dallo stesso art. 12 comma 4 del DM 42/09, e ciò per scelta dell’organo legislativo e delle organizzazioni firmatarie di contratto. Ricordiamo inoltre – continua il sindacato guidato da Marcello Pacifico – che tra queste organizzazioni firmatarie di contratto ci sono le stesse che oggi indicano come incompetenti in materia il Tar e il Consiglio di Stato. Forse adesso abbiamo un’idea più ampia di dove alberghi veramente l’incompetenza“.
Alessandro Giuliani

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